ALOA propone
VISITA AL PARCO DEGLI ACQUEDOTTI E ALLA CHIESA DI SAN POLICARPO
Sabato 29 febbraio 2020 h. 10:00
Nella Roma antica troviamo complessivamente undici acquedotti che a partire dall’anno 441 dalla fondazione della città, come ricorda Tito Livio nel IX libro della sua colossale raccolta Ab Urbe condita, portava nell’Urbe un quantitativo di acqua tale da trasformare la città nella Regina Aquarum.
L’imponenza, l’eccezionalità architettonica e tecnologica degli acquedotti e più in generale dei complessi idrici realizzati dai Romani sono descritte da Plinio il Vecchio nei libri XXXI e XXXII della Naturalis Historia: “Chi vorrà considerare con attenzione la quantità delle acque di uso pubblico per le terme, le piscine, le fontane le case, i giardini suburbani, le ville; la distanza da cui l’acqua viene, i condotti che sono stati costruiti, i monti che sono stati perforati, le valli che sono state superate, dovrà riconoscere che nulla in tutto il mondo è mai esistito di più meraviglioso”.
L’edificazione di un numero così elevato di acquedotti è stata possibile anche dalle caratteristiche geomorfologiche del territorio circostante la città che favoriva la costante e adeguata pendenza dei condotti sino a Porta Maggiore, dove le acque confluivano per poi essere distribuite capillarmente nelle varie Regioni dell’Urbe.
La sola zona sud-est della città, oggi chiamata Parco degli Acquedotti, è attraversata da sei acquedotti di epoca classica (Anio Vetus, Marcio, Tepula, Iulia, Claudio, Anio Novus), databili tra il III sec. a.C. e il I sec. d. C., oltre a uno di epoca Rinascimentale (Acquedotto Felice). Quest’area è inoltre percorsa da un canale a cielo aperto, il fosso dell’Acqua Mariana, realizzato nel 1122 da papa Callisto II, e vi si trova ancora la vasta villa di epoca romana di proprietà di Quinto Servilio Pudente, detta “delle Vignacce”, il Casale medievale detto di “Roma Vecchia”, un tratto della via Latina, resti di sepolcri, torri, ville e la chiesa moderna di San Policarpo.
Questa è stata costruita tra il 1964 e il 1967 ai limiti del parco degli acquedotti in una zona a forte sviluppo abitativo. Giuseppe Nicolosi (1901-1981) progetta una fabbrica che si impernia intorno alla figura dell’esagono e dei triangoli equilateri che lo compongono, dove sono impostate due diverse strutture: una interna in cemento armato che sostiene la copertura, l’altra di chiusura perimetrale, in muratura autoportante, che configura la forma urbana, alta, possente, dell’edificio.
Per Roma, si tratta di uno degli esempi di architettura sacra più riusciti negli anni sessanta, essa realizza una valida sintesi di stili, citando e trasformando varie forme tradizionali di architettura religiosa (chiesa a pianta centrale rinascimentale, cupola, vetrate slanciate verso l’alto, uso di materiali tradizionali romani). Il materiale usato (marmo peperino e mattoni rossi) per la costruzione è in armonia con quello utilizzato dai Romani per la costruzione dei vicini acquedotti e in particolare con quello di Claudio.
Rappresenta l’architettura più significativa del quartiere Appio Claudio, originale costruzione centrale a pianta essenzialmente pentagonale con sei grandiosi pilastri interni in cemento armato a vista di pianta pentagonale che sorreggono altrettante alte travi a sostegno della volta che intersecandosi formano la figura di una stella (di David).
La visita sarà effettuata dal Prof. Roberto Luciani
Architetto, Archeologo, Storico e critico dell’arte, giornalista, autore di pubblicazioni scientifiche sul parco degli Acquedotti, la Chiesa di San Policarpo, l’Ina-Casa Tuscolano.
Scadenza prenotazioni giovedì 20 FEBBRAIO 2020
Costi: 12 € per i soci ALOA
15 € per i non iscritti
Durata della visita: 2h
Si consigliano scarpe comode. Verranno utilizzati gli auricolari.