Il Trattato del Laterano, firmato in Roma l’11 febbraio 1929 fra la Santa Sede e il Regno d’Italia, stabiliva all’art. 6 che l’Italia avrebbe dovuto costruire una stazione ferroviaria nell’interno della Città del Vaticano e raccordarla alla rete ferroviaria italiana, allacciandosi alla vicina Stazione di Roma-San Pietro.
La Ferrovia dello Stato della Città del Vaticano si distacca dall’estremo verso Viterbo dei binari di corsa della Stazione di Roma-San Pietro della linea Roma-Viterbo e sovrapassa a 11 metri circa la valle del Gelsomino già attraversata, poco distante, anche dal viadotto ferroviario della linea sopra accennata. Il sovrapassaggio è effettuato mediante un viadotto in muratura di 8 luci di 15,30 metri ciascuna, che è l’opera più importante del tratto di ferrovia in territorio italiano. Il viadotto del Gelsomino, fra il piazzale della Stazione di San Pietro ed il viale Vaticano, è costituito da 8 arcate di 15,30 metri di luce ciascuna. Il viadotto si svolge parte in curva, parte in rettilineo, scavalcando via Gregorio VII. Le arcate sono riunite in due gruppi di 4 ciascuno, separati da una pila spalla. I sostegni sono alti 6,85 metri sul piano stradale e la chiave dei volti è a 9,90 metri dal piano stesso. Il viadotto ha la lunghezza di 143,12 metri fra i vivi delle spalle e la larghezza di 9,50 metri fra gli interni dei parapetti. Il viadotto è costruito tutto in muratura con le facce viste in travertino e mattoni.
Via Gregorio VII costruzione del viadotto Ferroviario Vaticano (Il Ponte Del Papa) 1929- circa 1932 fine lavori.
Con la sua ultima luce il viadotto passa sulla via Aurelia e a circa 70 metri dal termine del viadotto, la ferrovia attraversa il Viale Vaticano e quindi, con ampia arcata munita di portone scorrevole in ferro, le mura Vaticane ed entra nel territorio dello Stato della Città del Vaticano, ove, a poche decine di metri di distanza, in posizione oltremodo ridente, in mezzo a giardini ed aiuole, sorge il fabbricato della Stazione Vaticana. L’ambiente è dominato dalla cupola di San Pietro, che si erge vicinissima.
Per trovarla bisogna andare fino alla Stazione San Pietro (che si trova proprio in Via della Stazione di San Pietro – una traversa di Via di Porta Cavalleggeri), entrare come se si dovesse prendere il treno e girare subito a destra costeggiando il binario 1: questi è la Passeggiata del Gelsomino.
Fino al Giubileo la Ferrovia Vaticana aveva due binari, ora ne è rimasto solo uno perché l’altro è stato trasformato in una bella passeggiata, la Passeggiata del Gelsomino. Percorrendo il tratto che dalla Stazione San Pietro porta fino alla Rampa Aurelia, la scalinata che costeggia le Mura Vaticane, si gode di una splendida vista sulla Cupola di San Pietro ed è possibile ammirare Er Cupolone da un’insolita prospettiva.
Ogni “sabato” romani e turisti potranno salire a bordo di un treno d’epoca che dalla stazione Vaticana porta fino a Castel Gandolfo, la residenza estiva dei papi, e Albano Laziale. In collaborazione con le Ferrovie dello Stato, in occasione del Giubileo, infatti riprenderà a funzionare lo storico treno a vapore che portò Giovanni XXIII a Loreto nel 1962 (aspettano la fine della pandemia).
“Le Ville Pontificie, per secoli inaccessibile segreta dimora estiva dei Papi di Roma – ha commentato il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci – sono aperte al pubblico. Penso all’emozione e allo stupore dei visitatori quando nel parco di Villa Barberini vedranno il geometrico splendore dei giardini all’italiana, quando entreranno nel criptoportico di Domiziano e avranno l’impressione di essere dentro una stampa delle rovine di Piranesi, quando, dalla terrazza della Villa di Castel Gandolfo vedranno l’occhio azzurro del lago dopo aver percorso la Galleria che raccoglie i ritratti dei romani Pontefici. Penso all’emozione e allo stupore, ma anche alla gratitudine che ciascuno dei visitatori proverà per questo imprevisto regalo del Papa”.
L’attuale Palazzo Pontificio è il frutto del restauro e dell’ampliamento dell’antico castello medioevale dei Gandolfi e poi del palazzo baronale dei Savelli. Ad oggi l’unica memoria di queste fasi è un brandello di affresco conservato negli appartamenti privati del papa.
Il primo intervento sulla struttura fu commissionato da Urbano VIII a Carlo Maderno. In seguito intervennero sull’edificio o sulle sue pertinenze Gian Lorenzo Bernini (sotto Alessandro VII) e, forse, Ferdinando Fuga (sotto papa Benedetto XIV). Tutta l’ala settentrionale del palazzo nel 1933 è stata adibita ad osservatorio astronomico per la Specola Vaticana.
L’osservatorio ha cinque telescopi Zeiss, alcuni dei quali distaccati a Villa Barberini, coperti da quattro caratteristiche cupole.
Villa Cybo
La palazzina di questa villa venne progettata per sé stesso dall’architetto Francesco Fontana, nominato perito della Villa Pontificia da papa Clemente XI nel 1706, e pensò di costruirsi una villa accanto a quella Pontificia.
Nell’ambito della villa è stata costruita l’Aula delle udienze, voluta da Pio XII nel 1957, progettata dall’architetto Enrico Galeazzi ed inaugurato da Giovanni XXIII nel 1959.
Giovanni Paolo II l’ha affidata al Movimento dei Focolari, che hanno il Centro Internazionale nella vicina Rocca di Papa. Essi l’hanno ribattezzata “Centro Mariapoli”, e la usano abitualmente a scopo di congressi che richiamano molti laici e consacrati.
Villa Barberini
La villa fu costituita da Taddeo Barberini, nipote di Urbano VIII, acquistando due proprietà nel 1628 e nel 1631. I lavori per la costruzione della palazzina e per la sistemazione dei giardini, pare affidati a Gian Lorenzo Bernini, terminarono nel 1635. La palazzina consiste nell’ampliamento del preesistente casino di caccia di monsignor Scipione Visconti: ed in alcune parti della villa rimane ancora lo stemma del “biscione” dei Visconti milanesi.
All’interno delle proprietà della villa si trovano abbondanti resti della zona residenziale e monumentale della villa di Domiziano, come ad esempio il teatro ed il criptoportico, l’ippodromo ed altre strutture minori.
All’esterno, il Giardino Barberini, aperto da circa un anno e mezzo, con oltre 10 mila visitatori, è un tripudio di bellezza: con il Viale delle rose e quello delle erbe aromatiche, i cipressi pettinati che sembrano di velluto, il paesaggio dipinto oltre le colline. La celestiale area si estende per 55 ettari di cui 30 tenuti a giardino e 25 destinati all’attività agricola, con una produzione a marchio “Fattoria Ville Pontificie” di miele, ricotta, latte, olio, vino e formaggi, dal sapore – manco a dirlo – paradisiaco.
Il convento delle Clarisse di Albano
Il convento dell’Immacolata Concezione, popolarmente chiamato dagli albanensi “delle sepolte vive” o “delle monache Farnesiane”, è abitato da monache clarisse di stretta osservanza. La sua fondazione fu autorizzata da papa Urbano VIII con bolla pontificia dell’8 settembre 1625, ma venne aperto solo nel 1631 grazie all’interessamento della principessa Caterina Savelli.
Il convento fu duramente colpito dai bombardamenti aerei anglo-americani del 1º febbraio 1944. Oggi è stato ricostruito e si trova all’interno del perimetro delle Ville Pontificie. La comunità di clarisse si occupa tra l’altro della produzione delle ostie per buona parte della diocesi di Albano. Inoltre, le suore si dedicano a dipingere quadri sacri ed icone.
L’antistante Piazza Pia è la piazza più grande del centro storico di Albano, aperta nel Seicento nell’ambito della risistemazione urbanistica dell’abitato per la creazione del “tridente” di strade.