Nella Capitale continuano le iniziative di Cantiere Galli Design, l’interior design center fondato nel 2016 da Eleonora Galli, con la vendita e lo spazio culturale curato dalla storica e critica del design Domitilla Dardi.
Formato da:
- una stanza tutta per sé, ovvero uno spazio destinato a installazioni site specific
, in cui i designer invitati indagano sulla loro filosofia progettuale; - osservatorio, il ciclo di incontri che getta uno sguardo sullo stato dell’arte del design,con Roma come punto di partenza di una ricerca che va ampliando i suoi confini.
“Ho sempre desiderato uno spazio dove l’accoglienza, la cura e la cultura del progetto e il servizio ‘su misura’ fossero le vere protagoniste”, Eleonora Galli.
Eleonora Galli, affiancata da Alessandro Galli e Francesco Zancani, ha elaborato questo nuovo modello di esposizione e di relazione nel design, nell’architettura e nell’edilizia.
Per la prima edizione del 2020 di “Osservatorio”, dal titolo A\Roma, i protagonisti saranno il floral designer Dylan Tripp e lo studio di consulenza creativa NaessiStudio, composto da Eleonora Carbone e Alessandro D’Angeli.
“A\Roma è un gioco di parole che porta in sé un pensiero e una sensazione: a RomaAroma. Nel lavoro di entrambi, infatti, il legame con la propria città e imprenscidible, così come l’attenzione alla sensorilità: non solo quella visiva,ma anche olfattiva.
Dylan Tripp e Naessi
Dylan Tripp inizia la sua carriera inizialmente nella Moda, lavorando per diversi anni come fashion designer per diversi uffici stile, come Valentino e Fendi.
Nel 2004 dà vita a Paraphernalia, un negozio multibrand nel cuore di Roma, che diventa presto una realtà nota per la sua ricerca di giovani disigner, la selezione inconsueta di brands emergenti e l’ospitalità data ad artisti.
Næssi è una matrice complessa che descrive risultati progettuali inediti, frutto di immaginari compositi e visioni parallele.
Domitilla Dardi (Curatrice / Docente Ied)
Indecisa tra la storia dell’arte e quella dell’architettura, incontra alla fine del secolo scorso il design e da allora non lo molla più. Ama avere a che fare con tutto ciò che prevede l’uso di ingredienti, la loro scelta, miscelazione, trasformazione: dalla scrittura alla cucina, dalla maglia al progetto, dai profumi ai colori. È curatore per il design al MAXXI e docente di Storia del Design allo IED.
Khaled El Mays: “E se l’artigianato fosse al centro del design? Cosa succederebbe se il design non fosse solo al servizio dell’industria di massa, ma anche rivolto verso l’artigianato? E cosa succederebbe se in un mondo parallelo design e artigianato creassero un sodalizio, in cui l’input dell’artigianato nel progetto divenisse un contributo prezioso e dichiarato piuttosto che limitarsi alla banale esecuzione di rigide linee guida?”
Domitilla Dardi: “Il designer libanese Khaled El Mays si pone queste domande sulla relazione odierna tra artigianato e design. Lo fa a cento anni dalla nascita del Bauhaus, una scuola di pensiero che ha definito – grazie a un personaggio fondamentale come Marcel Breuer – un’idea di modernità dalla quale siamo ancora oggi condizionati. Da allora il moderno è stato identificato con un modo di produrre e progettare che aveva alla base il concetto di funzionalismo, razionalismo e di prodotto industriale rivolto al grande numero. Lo stesso Breuer fece allora una scelta tra artigianato e industria; mondi che oramai non sembrano più così antitetici. I sistemi stanno cambiando, i circuiti del design sono sempre più ampi e complessi. La vecchia idea di modernità lascia oggi spazio anche a una nuova idea di artigiano, in grado di collaborare, interpretare e progettare insieme al designer”.
EDIT Napoli
Siamo alla ricerca di designer, studi di progettazione, produttori, artigiani e produttori con pratiche radicate nel fare. La mostra si terrà a Complesso San Domenico Maggiore – Napoli, giugno 2020 – con l’obiettivo di stringere collaborazioni tra i progettisti e i leader del mondo del design con una forte attenzione agli acquirenti e ai rivenditori internazionali.
Napoli ha una ricca storia di talento artigianale e industria manifatturiera locale, una prestigiosa scena di arte contemporanea e una vivace comunità di collezionisti e istituzioni culturali progressiste. Una capitale mediterranea nel circuito internazionale della cultura.
A partire dal 2020, la fiera si espanderà con una sezione aggiuntiva dedicata agli under 30.
Napoli 5– 7 giugno 2020 San Domenico Maggiore
Homo Faber Venezia
Homo Faber 2020 fa luce sui tesori viventi dell’Europa e del Giappone, con 17 mostre che mostrano maestri artigiani e oggetti eccezionali curati da un team di leader di livello mondiale nei loro campi di design, architettura e cura.
Un evento culturale internazionale per celebrare le capacità umane dell’Europa e del Giappone e per collegare l’artigianato contemporaneo, tradizionale e raro al mondo del design.
“Guarda i maestri artigiani giapponesi ed europei al lavoro nelle dimostrazioni dal vivo, vai dietro le quinte per assistere ai processi creativi unici dietro l’arte fine, essere immerso in nuovi approcci innovativi e ispirato da voci esperte”.
Il percorso espositivo sarà scandito in mostre tematiche, 17 per la precisione, ognuna delle quali concepita da un team di livello internazionale composto da designer, curatori e architetti per esplorare tutte le sfaccettature dell’artigianato artistico. Si vedranno: la ceramica, delle più antiche manifatture europee, il vetro soffiato muranese, la carrozzeria delle auto d’epoca (tra cui una mitica Ferrari appartenuta all’Avvocato Agnelli), la lavorazione della carta (se ne occuperà l’architetto Michele De Lucchi nella sezione Magnae Chartae).
Quest’anno la manifestazione valica i confini dell’isola di San Giorgio e si estende in Laguna con una serie di mostre e attività satellite in altri luoghi di Venezia, nell’ambito di Homo Faber in Città. Un itinerario che guiderà il pubblico tra atelier, botteghe e nei monumenti storici, come la Chiesa della Pietà, la Domus Grimani e i laboratori della Fenice per svelare il ricchissimo patrimonio dell’artigianato veneziano nascosto tra calli e cortili.
«Con questa operazione – conclude Cavalli – vogliamo suggerire ai visitatori una forma di turismo alternativa al feroce affollamento dei luoghi dell’arte. C’è una bellezza in questa città, una bellezza meno urlata, che si può scoprire solo ammirando le abili mani dei suoi maestri d’arte».
Fondazione Giorgio Cini, Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore.