Una grande mostra parlerà di Alberto Sordi, da marzo a giugno. Farà visitare la sua residenza: la villa che sorge ai piedi della Terme di Caracalla. Un vero teatro, una sala da barbiere, un’austera camera da letto. E poi crocifissi e madonne, quadri del ‘600 e ‘700, un De Chirico unica concessione alla modernità, quasi neppure la foto di un’attrice.
La Fondazione Museo Alberto Sordi aprirà la porte del luogo dove ha vissuto l’attore. In questo modo anche le nuove generazioni potranno capire l’attore/uomo Alberto Sordi.
Oltre 60 anni di carriera, è stato doppiatore, cantante, compositore, musicista, giornalista e regista. Ha dato voce e volto a personaggi indimenticati come “Il Marchese del Grillo, “il Vigile” Otello Cecchetti, “Un americano a Roma”, ma anche come l’ex partigiano Silvio Magnozzi (“Una vita difficile”) e Oreste Jacovacci (“La Grande Guerra”).
Oltre vent’anni fa, in occasione del suo ottantesimo compleanno, Sordi diventò per una giornata sindaco di Roma e partecipò a tante iniziative che lo videro protagonista nei luoghi e nei contesti più simbolici della Città Eterna.
Intervista inedita (doveva uscire su Fortune) e postuma (risale al 1989) in cui Sordi racconta gli italiani “incapaci di governarsi da soli” di Giorgio Meletti.
Portare i regazzini a scuola con la macchina, è esibizionismo. È colpa della tv se la vita è diventata un grande palcoscenico, esibirsi è diventata regola di vita”. “Sì, bè? Che c’è? Sì, un attore che parla di esibizionismo… Ma io sono un professionista, ho sempre lavorato come un pazzo, 187 film in 35 anni, cinque-sei film all’anno. Mi esibisco solo davanti alla telecamera, quando esco dal set ho finito de lavora’, non vado in giro a farmi fotografa’ dai paparazzi.
E poi, siccome non mi piacevano le automobili, anziché buttare i soldi nel macchinone americano giravo con una Fiat. Hanno cominciato a dire, cazzo, con tutti chii sordi, che vita fa? E allora è nata la leggenda che ero avaro. La verità è che io i miei desideri li ho soddisfatti tutti. Il primo è stato quello di viaggiare: appena avevo una pausa partivo, in Sudamerica, in Asia, in Africa. Sono stato dappertutto e ho speso un sacco di soldi, aho’, ai miei tempi viaggiare costava un sacco”.
“Fossi stato avaro avrei fatto la pubblicità, ma ho detto no per rispetto del pubblico”.
“Il secondo obiettivo è stato la casa: papà e mamma non se la sono mai potuta comprare, stavamo in un appartamento del Demanio, in via San Cosimato, a Trastevere. Io ci tenevo, ho speso un sacco di soldi per quel terreno davanti alle Terme di Caracalla, e mi sono fatto la casa come piaceva a me, indipendente, con il giardino, comoda, arredata a modo mio, dove tengo tutte le cose che mi piacciono.
Poi basta, devi avere un limite, io in trattoria con la famiglia ci vado una volta al mese, mica de più. Beneficenza? Quelli so’ affari miei, non ne voglio parla’. Ma se fossi stato avaro, o avido, avrei fatto la pubblicità, e invece ho sempre detto di no, ho calcolato di aver detto no ad almeno 50 miliardi di lire. E sai perché? Usare la notorietà regalatami dal mio pubblico per convincere quello stesso pubblico a comprare qualcosa mi sembrava una mancanza di rispetto”.