Lo studio iraniano ZAV Architects, formato dagli architetti Mohamadreza Ghodousi, Parsa Ardam, Leila Hamzehpour, ha progettato e realizzato il Majara Residence sull’Isola di Hormuz a sud dell’Iran, su un’ area paesaggistica di mq. 6300. Si tratta di una residenza cultuale, chiamata residenza Majara (che significa avventura) che unisce la popolazione del posto con i visitatori, culturalmente ed economicamente. L’intervento fa parte del progetto “Presence in Hormuz 02”, per cui gli architetti hanno creato un processo partecipativo multidisciplinare di brainstorming.
ZAV Architects, con sede a Teheran, è stata fondata nel 2006; il team è favorevole all’esplorazione di soluzioni pragmatiche basate sulla ricerca che portano a miglioramenti sociali ed economici per le comunità. Ha ricevuto premi tra cui il Taipei Irtenational Design Award e l’Affordable Housing award ai Wan Awards.
Hormuz è un porto storico dove gli abitanti locali cercano di sfruttare traffico illegale di petrolio utilizzando le loro barche. Il terreno rosso dell’isola ha vissuto gravi problemi di fallimento di ogni tentativo di ricreare il tessuto sociale e di far vivere; questo perché ogni lavoro architettonico viene visto come intervento politico e quindi crea degli atteggiamenti contraddittori verso il progetto.
L’isola di Hormuz non ha vegetazione e l’acqua potabile arriva attraverso un acquedotto. I minerali presenti nel terreno colorano sia la sabbia che l’acqua. Su questo meraviglioso panorama è nato il progetto delle coloratissime cupole. Composta da colorate ed elementari cupole di terra, il progetto diventa veicolo di cambiamento e riscatto sociale delle comunità locali. L’infinito numero di case colorate sulla spiaggia formano un’inedita topografia arcobaleno dell’Isola. Anche all’interno le cupole sono caratterizzati dai toni accesi e il colore serve per distinguere i vari ambienti, al posto delle pareti.
“Il nostro progetto è un processo continuo che mira a costruire fiducia e legami tra i cittadini e i turisti che incuriositi verranno a visitare il villaggio piuttosto che oggetti architettonici”,
affermano gli architetti dello studio ZAV.
Il processo doveva essere facile e per questo è stata scelta la tecnica superdobe dall’architetto iraniano Nader Khalili. Con questo progetto si è ottenuto:
- istituire temporaneamente un centro comunitario per ottenere la partecipazione degli hormoziani;
- ‘rong’ è uno spazio urbano su cui le persone possono camminare; ha armonia con la geomorfologia dell’isola ed è iconica allo stesso tempo;
- destinare una quota maggiore del budget ai costi di manodopera; 4. utilizzare materiali e risorse umane provenienti dall’Iran, per ridurre i costi di costruzione a beneficio dell’intero paese.
La tecnica Earthbags o Superadobe consiste nel creare strutture con sacchi di polipropilene o Juta, riempiti di terra e impilati gli uni sugli altri. Inoltre la stessa tecnica veniva usata anche per rinforzare gli argini dei fiumi e controllare le inondazioni. aggiungendo alla tecnica di base due elementi principali: il filo spinato che crea frizione tra i sacchi impedendogli di scivolare e che funge da elemento tensile incrementando notevolmente le prestazioni della struttura, e l’elemento di un sacco lunghissimo invece che molti sacchi singoli, che viene riempito di terra non organica e umida, viene posato per creare il muro e infine viene battuto per compattare la terra in esso.
Quindi rientra nelle tecniche a terra battuta, però a differenza di altre tecniche, il sacco funge da forma e rimane all’interno della struttura. La tecnica Superadobe è molto adatta alla creazione di cupole. In questo caso il sacco viene steso in modo circolare creando un anello. Anelli di terra battuta con diametri sempre più piccoli vengono impilati gli uni sugli altri fino alla chiusura della cupola.
Intervista
Virginia Patrone per Architettura ecosostenibile (Davide Frasca sa costruire con diverse tecniche in terra cruda, tra cui la tecnica di Superadobe e può vantare un’esperienza concreta nell’utilizzo di questa tecnica): “A proposito dei terremoti, le costruzioni in Superadobe come si comportano dal punto di vista antisismico?”
Davide Frasca: “Le case in Suepradobe costruite a forma di cupola sono delle strutture antisismiche. Queste strutture sono state, infatti, testate dall’Istituito Call-Earth in California (l’istituto che in California studia la tecnica e organizza corsi didattici), quindi nella normativa attuale Californiana le costruzioni in Superadobe, se aderiscono a determinati criteri costruttivi, sono considerate a tutti gli effetti non solo antisismiche ma anche anti alluvione, anti uragano e ignifughe. Per quanto riguarda i test antisismici, sono state testate tre cupole differenti: una cupola di Superadobe costruita con sacchi singoli e non stabilizzata, una cupola di mattoni cotti e una volta di Superadobe. È stato eseguito un test durante il quale il macchinario che doveva sollecitare la struttura è arrivato ad una potenza tre volte superiore alla sollecitazione massima richiesta dalla normativa, e non le ha causato nemmeno una minima inflessione alla cupola in Superadobe; in seguito i tecnici hanno dovuto interrompere il test perché i macchinari non erano potenti abbastanza per produrre vibrazioni più elevate.”
Link e foto
- Superadobe e Earthbags: costruire in terra cruda (architetturaecosostenibile.it)
- Le architetture colorate del Majara Residence sull’Isola di Hormuz (elledecor.com)
- majara residence, il colorato villaggio in iran simbolo di rinascita della comunità locale (archiportale.com)
- ZAV Architects
- Presence in Hormuz 02 by ZAV Architects – aasarchitecture