Il Gazometro diventa tricolore per combattere il coronavirus, lavoro eseguito dai Vigili del Fuoco.
Sul Gazometro (conosciuto anche come Gasometro e Luxometro), Oscar Pettinari, il protagonista del film “Troppo Forte” disse:”Tra due anni questo non ci sarà più ed allora qui saranno solo cupole e chiese”. Per fortuna non è stato così. Il gasometro resta un monumento di archeologia industriale che celebra, con la sua sola presenza, il quartiere di Ostiense.
È situato nei pressi della via Ostiense, laddove il Tevere forma una lunga ansa, in un tratto che fin dall’antichità è sempre stato approdo fondamentale di merci e materiali per l’Urbe e che ha ospitato anche un’importante area agricola. La sua connotazione è rimasta immutata fino al 1863, quando venne inaugurato da Pio IX il Ponte dell’Industria, ponte in ferro che serviva al passaggio della ferrovia sul Tevere. La svolta avvenne ai primi del ‘900 con la giunta Nathan che cominciò a sviluppare una politica produttivo-industriale per il quartiere Ostiense. Vennero creati l Porto Fluviale con gli annessi Magazzini Generali, lo stabilimento del Gas (oggi Italgas) con il Gazometro, la Centrale Termoelettrica Montemartini, i Mercati Generali, il Consorzio Agrario, si ampliarono gli impianti Mira Lanza e i Molini Biondi. L’uso della ferrovia e del Tevere ( allora importante via di trasporti), la vicinanza dei quartieri operai di Testaccio e Garbatella.
Il grande Gazometro da 200.000 mc si trova insieme ad altri tre di cui due restano però inutilizzati ed uno venne trasformato in parcheggio. I due più piccoli sono anche i più antichi e vennero costruiti nel 1910 mentre i restanti due, fra cui il grande Gazometro, successivamente. L’approvazione e la realizzazione avvennero in maniera molto veloce, ad opera dell’Ansaldo di Genova che già nel 1935 effettuò il collaudo delle lamiere e dei profilati necessari alla costruzione (1000 tonnellate sulle complessive 2800 previste che saranno poi realmente, a Gazometro ultimato, 3000). Ci furono lievi ritardi a causa dell’approvvigionamento sempre più lento delle materie prime e della necessità, determinata dalle caratteristiche del terreno, di aumentare del 70% il numero dei pali necessari alle fondamenta. La “Relazione sull’esercizio dell’azienda del gas” per l’anno 1936 denuncia “un sostanziale ritardo nella consegna dei materiali ma sottolinea come, dal momento della presa in carico delle lamiere e dei profilati, il lavoro proceda con grande rapidità tanto da far ritenere un anticipo nei tempi di consegna” (ENI). Estremamente dirompente nel panorama urbano già dalla sua inaugurazione, il Gazometro principale suscitò da subito molto interesse e numerose furono le critiche e le discussioni che si accesero sull’argomento, tanto da ritardare il montaggio dei piloni di sostegno della tubazione di collegamento con la sala pressioni e l’ascensore esterno, considerato troppo visibile in una struttura dalle dimensioni così “imbarazzanti”. Il Gazometro entra in funzione nei primi mesi del 1937. Risultano 1551 pali infissi per una lunghezza complessiva di 36 chilometri, altezza fuori tutto 89,10 metri, diametro della vasca 63 metri. Nei primi mesi del 1937 il gazometro entra finalmente in funzione. Vari interventi di manutenzione straordinaria sono stati eseguiti negli anni 1966, 1968, 1974.
Durante il fascismo l’unico posto di lavoro che non pretendesse la tessera erano le Officine del gas. Addirittura lo offrivano ai dissidenti scarcerati da Regina Coeli. Quegli impianti erano l’inferno in terra. Forni come grattacieli in cui pioveva carbone. Gli operai usavano zoccoli per camminare su passerelle di ferro così roventi che avrebbero sciolto la suola di semplici scarpe. Stavano in mutande, nell’aria arroventata, nel frastuono, respirando pulviscolo nero.
Ora per il coronavirus, i Vigili del Fuoco hanno acceso, da giovedì 26 marzo 2020, il Gazometro di Roma di luci bianche, rosse e verdi. Accade da tre sere. Prima era un’ombra scura davanti alle finestre. Ora è una piccola festa quotidiana che abbiamo velocemente imparato ad aspettare con trepidazione infantile.
Un’altra occasione, per le luci sul Gazometro fu la Notte Bianca. Nel 2006, il Gazometro è stato “vestito a festa” in occasione della Notte Bianca, quando fu trasformato in quello che poi è stato definito come Luxometro. In tale circostanza, infatti, tutta la struttura è diventata una sorta di opera luminosa , in cui furono utilizzati più di dieci chilometri di fibra luminosa, che a sua volta era formata da più di un milione di lampadine led. Questa fibra luminosa è stata disposta successivamente lungo tutto il corpo metallico del Gazometro.
L’ambizioso progetto ideato da Angelo Bonello, direttore artistico della Compagnia Kitonb ha trasformato il grande Gazometro di Roma da emblema dell’archeologia industriale nel simbolo del fermento culturale della Roma moderna. “Allo spettatore – afferma Angelo Bonello autore dell’opera – il “LUXOMETRO” riserverà un’esperienza memorabile, forte e coinvolgente …enormi volumi, vuoti, linee direzionali, masse di luce, contrasti dimensionali e deformazioni ottiche. Le sensazioni psico-sensoriali variano continuamente a seconda della distanza, della direzione della visuale, del lato di percorrenza, delle condizioni atmosferiche … un’opera eclatante e contemplativa al tempo stesso, visibile e udibile da tutta la città.”
Da Piramide a Marconi passando per la Garbatella. Il quartiere Ostiense di Roma, secondo il giornale inglese The Guardian, si è guadagnato un posto tra i 10 quartieri più cool d’Europa. Insomma, né Venezia, Firenze o qualsiasi altra città, tanto meno Trastevere o i Parioli, l’unico quartiere italiano presente nella lista è quello che ospita la Basilica di San Paolo fuori le mura.
LA CLASSIFICA DEL GUARDIAN
Oltre al quartiere Ostiense di Roma, sono tanti altri quelli citati dal giornale. Ecco la lista:
- Järntorget / Långgatorna a Göteborg
- Quartiere Universitario di Bruxelles
- El Cabanyal di Valencia
- Bonfim a Porto
- Neukölln a Berlino
- Powiśle a Varsavia
- Holešovice a Praga
- Ostiense a Roma
- Dorćol, sulle rive del Danubio di Belgrado
- Quartier de la Réunion
«Oggi Ostiense si è scrollato di dosso il suo passato – scrive ancora il Guardian – per diventare un bastione di nuovi ristoranti, street art e bar. Figurano diversi Campus (Università Roma Tre, ndr), vi è una grande popolazione studentesca, ma anche una folla internazionale, attratta da affitti ragionevoli e da un collegamento diretto della metropolitana con il centro città. Vieni qui per mangiare sontuosamente e ammirare siti lontani dalle masse».
Il giornale non poteva non citare la Basilica di San Paolo. La struttura ha subito un incendio nel 19° secolo e poi lunghe riparazioni, ma fortunatamente i suoi antichi mosaici e il chiostro del 13° secolo sono stati risparmiati. Quest’ultimo funge da luogo incantevole per rilassarsi dopo una giornata di visite turistiche». Accanto a questo spunta il museo Centrale Montemartini, e la Piramide di Caio Cestio sopra il cimitero non cattolico dove riposano poeti come John Keats, Percy Shelley, Antonio Gramsci e Andrea Camilleri.
Una nota particolare per il Teatro India. Il Teatro India si trova nella cittadella dell’ex fabbrica Mira Lanza, un grande insediamento industriale sulle rive del Tevere, in una zona dominata dalle strutture del vecchio gazometro. L’edificio storico ha i tetti spioventi, è diviso in tre navate e ricoperto di mattoni scuri, le proporzioni delle due sale sono armoniche e consentono quindi una frontalità scenica allo stesso tempo raccolta e profonda, ma vi si possono immaginare anche azioni teatrali a pianta circolare, itineranti, concentrate o su più livelli verticali. Le condizioni acustiche sono buone, grazie alla capriate in legno.

Il Teatro India eredita dal suo passato industriale una fruizione immediata e continua dall’interno all’esterno: entrare ed uscire dalle grandi porte di legno senza superare scale o dislivelli lo rende più simile ad una sequenza di piazze coperte che non ad un edificio pubblico. Il complesso del Teatro India, ad iniziare dal grande cortile esterno sede di molte manifestazioni, dispone di spazi duttili in grado di ospitare, in un’atmosfera suggestiva e originale, qualsiasi evento: set cinematografico di incomparabile fascino, ma anche luogo ideale per conferenze scientifiche, spettacoli di danza, moda, musica , letteratura, mostre fotografiche e seminari.