I 750 dall’assedio di Lucera e la riqualificazione della biblioteca.
Il sindaco di Lucera Tutolo, circa i nuovi lavori per la Biblioteca comunale Ruggero-Bonghi di Lucera:
“Sarà possibile studiare all’aperto quando il tempo lo permetterà – preannuncia il sindaco Tutolo-. Lo spazio aperto posteriore diventerà un giardino accogliente per i ragazzi e per eventi culturali. Sarà creato e arredato uno spazio biblioteca dedicato esclusivamente ai bambini. Ci sarà una sala multimediale e una sala computer a disposizione dei ragazzi e degli utenti.”
Grazie a un finanziamento regionale di 880mila euro, sono stati aggiudicati i lavori di riqualificazione della Biblioteca comunale Ruggero-Bonghi di Lucera, comprendente la riqualificazione dello spazio davanti la chiesa di San Pasquale; la creazione di un piccolo teatro all’aperto; la nuova sistemazione dei reperti conservati, attualmente, nei magazzini del museo; il bar caffetteria; il book shop; il WiFi in tutta la villa comunale; la digitalizzazione del patrimonio librario.
Lucera (Provincia di Foggia, 34.534 abitanti), in ambito romano, colonia di diritto con capacità di battere moneta, è situata alla confluenza delle valli molisane e campane nel Tavoliere delle Puglie. Ricchissima di palazzi, edificati dalle famiglie nobili della città, soprattutto tra l’inizio del 1600 e l’inizio del 1900, nel centro storico cittadino, la sua antica storia si snoda in tutte le sue vie e grazie, anche, ai suoi monumenti di svariate età , per i quali si può fregiare del titolo di “città d’arte”: l’Anfiteatro Romano, la Fortezza Angioina e il palazzo Svevo, la Basilica cattedrale di Santa Maria Assunta del 1300, la chiesa di S. Francesco (oggi Santuario di San Francesco Antonio Fasani) coeva della Cattedrale, la barocca Chiesa del Carmine e i due musei, uno di Archeologia Urbana e l’altro Diocesano.
L’ex-convento del Santissimo Salvatore (dai lucerini chiamato anche di San Pasquale) è un edificio ubicato a Lucera, in piazza Beato Giovanni Vici, all’interno della Villa comunale sul Colle Belvedere, su un’area che in epoca romana ospitava un santuario pagano. È l’attuale “Centro culturale polivalente di Lucera”, sede della Biblioteca comunale “Ruggero Bonghi“, con annessa Pinacoteca e sede del polo museale dei mosaici paleocristiani di San Giusto.
La biblioteca comunale di Lucera, intitolata a Ruggero Bonghi, fu inaugurata il 30 maggio 1817, venne trasferita nel 1869 nel Palazzo di Città, in Corso Garibaldi. Dal 1904 occupa l’attuale sede. Vi sono catalogati oltre 100.000 volumi, cui vanno aggiunti oltre 25.000 tra opuscoli sciolti e miscellanee. Tra le preziosità: 35 incunaboli della stampa; 450 volumi manoscritti; oltre 120 volumi di deliberazioni decurionali dal 1498; 850 cinquecentine; 150 pergamene; il carteggio Bonghi, l’archivio Salandra, una nutrita sezione di riviste e 10 testate di quotidiani.
In questi giorni si celebrano i 750 anni dall’assedio della città e dalla fondazione della fortezza di Lucera (1269-2019), con una mostra (25 aprile – 10 maggio) e un convegno 3 – 4 – 5 maggio.
Lo sbarco dei Normanni (1061), capitanati da Ruggero d’Altavilla, nella Sicilia araba porta alla successiva nascita del Regno di Sicilia(1130), con la difficile convivenza di varie etnie e diverse fedi religiose. Per il reinsediamento, in un primo momento, furono scelte, oltre la città di Lucera, le località di Girifalco (Calabria) e Acerenza (Lucania).
Tuttavia, i musulmani non accettarono di buon grado la nuova condizione loro imposta, e già nel 1224 a Lucera alcuni di loro si ribellarono, venendo prontamente sottomessi.
In un primo momento Federico II si limitò a raccomandare alle autorità del posto la massima sorveglianza; poi il 25 dicembre 1239 emanò un decreto, in base al quale tutti i Saraceni del continente dovevano essere rigorosamente confinati nella sola città di Lucera.
Dopo la Battaglia di Benevento che vide Carlo I d’Angiò vincitore di Manfredi, gli abitanti di Lucera si sottomisero al nuovo Re. Ma alle notizie della discesa di Corradino nella penisola nel 1267 la colonia diede inizio ad una lunga ribellione che divampò per tutto il Regno a partire dal 2 febbraio 1268.
Dal 20 maggio 1268 Carlo giunse personalmente a condurre l’assedio alla città, lasciandolo poco dopo per preparare le difese contro il giovane nipote di Federico II che puntava proprio a ricongiungersi con i fedeli musulmani per riconquistare il Regno di Sicilia.
Dopo la famosa Battaglia di Tagliacozzo, Carlo I d’Angiò tornò sui suoi passi e prese per fame – al termine di un durissimo e impegnativo assedio – la città, che si arrese definitivamente il 27 agosto 1269. Carlo I d’Angiò conservò la colonia musulmana, confermandola in tutti i suoi precedenti privilegi, in cambio del pagamento da parte loro d’un oneroso tributo.
La Fortezza Svevo-Angioina, detta anche Castello di Lucera, è una storica struttura militare risalente al XIII secolo, edificata in età federiciana e angioina. Nel 1233, circa, Federico II fece edificare il suo Palatium, al quale Carlo I d’Angiò affiancò la maestosa Fortezza, terminata nel 1283, adibita a cittadella. Oggi l’intera area costituisce zona archeologica. Sono infatti visibili tracce di epoche diverse: capanne neolitiche, ruderi del periodo romano, paleocristiano, svevo e angioino.
Nel XVIII secolo, le costruzioni all’interno della fortezza vennero demolite e, assieme a parti del Palatium federiciano, i materiali di risulta vennero utilizzati per la costruzione di edifici nel centro storico di Lucera: in particolare del Palazzo di Giustizia e della chiesa e convento di Santa Maria del Carmine.
Agli inizi del XX secolo lo storico Eduard Sthamer ha raccolto in un’unica pubblicazione tutti i documenti svevi sul palazzo di Federico II e angioini sulla fortezza di Carlo I d’Angiò.
Durante il V secolo d.C., a 10 chilometri da Lucera, venne costruita, presso una villa a carattere agricolo, la Basilica di San Giusto, nei pressi di Borgo San Giusto.
La basilica doppia di San Giusto, venne scoperta tra il 1995 e il 1999, nel corso dei lavori per la costruzione della diga sul torrente Celone. Ora la vasta area archeologica, originariamente estesa su una superficie di circa 30.000 mq, è sommersa.
La chiesa paleocristiana (m 18,50 x 25) è divisa in tre navate, precedute da un vestibolo (nartece) e concluse da un’abside semicircolare.
Notevoli erano i pavimenti, costituiti da pannelli musivi policromi a decorazioni geometriche. Questi sono riferibili a influenze nord africane e siriane.
I mosaici di San Giusto, dopo oltre due decenni dal loro rinvenimento, sono oggi offerti alla visita del pubblico, nella struttura realizzata nelle adiacenze del complesso di San Pasquale.