Siamo fermi, ognuno nella propria Regione, ma almeno possiamo volgere uno sguardo a ciò che succede in Italia, per pensare di organizzare dei piccoli viaggi, per conoscere la storia e avere prospettive per un futuro migliore, oggi che si parla tanto di futuro (non c’è futuro se non si conosce il passato). Nel Belice c’è stata, in questi anni, un’enorme voglia di rinascita, accompagnata da iniziative continue per la ricostruzione; non ultimo il desiderio di fare e collezionare arte. Questa volta andiamo quindi nel Belice, terra assolata piena di storia, distrutta dal terremoto del 1968.
Andiamo nel paese di Montevago, che dopo 53 anni ha deciso di inserire nella sua storia un capitolo importante per tutti. E’ un comune italiano di 2 953 abitanti, in provincia di Agrigento; il centro è famoso per le sue Terme Acqua Pia. Nella prima metà del XVII secolo Girolama Xirotta chiese ed ottenne la facoltà di popolare il feudo di Gipponeri dando al paese che vi doveva sorgere il nome di Montevago.
La planimetria del paese, voluta da Rutilio Xirotta, e continuata a costruire fino al XVIII secolo era composta da un tracciato viario rigorosamente ortogonale (sistema edificatorio allora in vigore di tipo ispano-moresco) con edifici ruotanti attorno a “patii”, dove si svolgevano le attività artigianali e familiari degli abitanti. La monumentale Cattedrale di Montevago è stata iniziata verso la fine del 1700 e gli inizi del 1800 per volontà del Principe Giovanni Gravina Moncada e continuata dal Cardinale Pietro Gravina fino al 1820, anno in cui fu benedetta.
Fino alla notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, quando un terremoto distrusse questa valle. Nel Belice alcuni paesi hanno visto nell’arte la possibilità di rinascere.
Quest’anno è stato l’anno anche il riallestimento del Mac di Gibellina: il Museo d’arte contemporanea (ospita circa duemila opere degli artisti, scultori, fotografi) voluto dal sindaco Ludovico Corrao con un incontro con il collezionista Nino Soldano.
Il Museo civico sarà riconsegnato alla comunità; il Mac, il Museo d’arte contemporanea “Ludovico Corrao” di Gibellina ritornerà alla luce dopo un complesso riallestimento che ne ridisegna interamente gli spazi, permettendo l’esposizione di 400 opere (duemila che compongono l’intera collezione). Pittura, sculture, grafica, fotografie e maquette delle grandi opere di Gibellina Nuova e del Cretto di Burri; suddivise in otto sezioni che segnano il percorso espositivo storico-cronologico, dal primo ‘900 alle ultime Avanguardie. E’ prevista anche la riapertura della sezione didattica del Museo rivolta alla formazione degli studenti del territorio.
Si potranno finalmente rivedere opere straordinarie: il “Ciclo della natura”, le dieci grandi tele dedicate ai bambini di Gibellina, realizzate sul posto da Mario Schifano nella primavera del 1984; “La notte di Gibellina” di Renato Guttuso, dipinta in memoria della notte tra il 14 e il 15 gennaio del 1970, nel secondo anniversario del sisma, quando mille fiaccole si accesero per ricordare allo Stato le macerie e le baracche; Fausto Pirandello, Beniamino Joppolo, Antonio Corpora, Carla Accardi, Piero Dorazio, Pietro Consagra, Achille Perilli, Tano Festa, Toti Scialoja, Franco Angeli, Giulio Turcato, Mimmo Rotella, Mimmo Paladino, Enzo Cucchi, Turi Simeti, Mimmo Jodice, Renata Boero, Christo, Pino Pinelli, Emilio Isgrò, Luca Patella, Marco Nereo Rotelli, Nino Mustica, Claudio Verna, I “Prisenti”; i drappi cerimoniali ricamati dalle donne di Gibellina su disegno di Carla Accardi a Renata Boero, Nja Mahdaoui, Carlo Ciussi e Giuseppe Santomaso (simboli della religiosità contadina, sono divenuti opere d’arte contemporanea cariche di significato).
Ci sono anche le fotografie e testimonianze legate al terremoto e ai mesi immediatamente seguenti di: Mimmo Jodice, Enzo Brai, Letizia Battaglia, Melo Minnella, Nino Giaramidaro, Vittorugo Contino, Guido Guidi, Giovanni Chiaromonte, Arno Hammacher, Andrea Jemelo, Angelo Pitrone. Il catalogo ragionato del Mac è a cura di Edizioni Caracol.
Ora è la volta di Montevago. Tra i ruderi derivati dal terremoto nasce un museo open air: “Percorsi visivi”(un’iniziativa dell’associazione culturale “La Smania Addosso” con il patrocinio dell’Enit-Agenzia Nazionale del Turismo, del Comune di Montevago, della Presidenza dell’Ars e dell’Assessorato al Turismo Sport e Spettacolo della Regione Siciliana).
Gli artisti che con la street art hanno raccontato la storia di questo paese, pieno di storia sono: i murales di Ligama (34enne artista catanese che da anni lavora sui ruderi del paesaggio siciliano); Bruno D’Arcevia (pittore neomanierista, noto, tra l’altro, per aver realizzato nel 2013 l’affresco col Cristo Pantocratore nell’abside della Cattedrale di Noto); Pascal Catherine (artista francese ma trapiantato da anni in Sicilia, che ama dipingere il multiforme paesaggio siciliano); Patrick Ray Pugliese (pittore con alle spalle diverse esperienze in tv).
“Camminando tra quelle strade abbandonate un giorno abbiamo immaginato che i ruderi potessero diventare supporti di arte, ci siamo messi a ripulire le vecchie case dove tutto era ancora fermo a quel 14 gennaio del ’68, abbiamo sistemato i mobili e gli oggetti dentro le case, ricreando vecchie ambientazioni. Abbiamo anche riportato un’anziana signora a casa sua, non metteva piede in quella casa da 53 anni, ricordava tutto di quella casa, ogni oggetto che c’era, i colori le tende. È stata una grande emozione per tutti”,
sostiene Fausto Moretto dell’associazione “La smania addosso”.
“Ci piace pensare che adesso quel paese rimasto fermo a quella terribile notte e che quindi ricordava la morte – continua Fausto Moretto – adesso racconti anche la vita di quel paesino dimenticato da Dio e che tutta l’Italia a conosciuto grazie a quell’evento catastrofico, ma prima di esso qui c’erano i bambini che giocavano, i cortili dove ci si riuniva, una comunità viva che oggi invece vive divisa tra il passato e il presente.
L’operazione che abbiamo voluto mettere in campo è restituire a quel paese una memoria diversa, la memoria della vita che scorreva tra queste strade, un modo per rimarginare lo strappo tra il prima e il dopo”.
Il percorso d’arte e soprattutto di storia si snoda tra le vie del vecchio centro partendo da corso Umberto I, fermandosi ad ammirare uno scorcio della Valle del Belice dalla antica piazza Belvedere, ripulita e riqualificata, fino ad arrivare alla piazza centrale dove si possono ammirare i resti del Duomo di Montevago.
È un vero e proprio percorso sensoriale tra murales, dipinti, giochi di luce, che comprenderà anche laboratori creativi, eventi culturali ed enogastronomici, mostre e opere di artisti contemporanei, anche per uno sviluppo sociale e turistico del paese di Montevago.
Il greto di Burri a Gibellina
«Quando andai a visitare il posto, in Sicilia, il paese nuovo era stato quasi ultimato ed era pieno di opere. Qui non ci faccio niente di sicuro, dissi subito, andiamo a vedere dove sorgeva il vecchio paese. Era quasi a venti chilometri. Una stradina tortuosa, bruciata dal sole, si snoda verso l’interno del trapanese fino a condurci, dopo chilometri di desolata assenza umana, ad un cumulo di ruderi. Ne rimasi veramente colpito. Mi veniva quasi da piangere e subito mi venne l’idea. […] Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di quest’avvenimento. Ecco fatto!»
(Alberto Burri, 1995).
Link e foto
- pascal catherine – Le Vie dei Tesori News
- “Percorsi visivi”: museo all’aperto tra le macerie del terremoto del ’68 (grandangoloagrigento.it)
- Sicilia, distrutto dal terremoto e off-limits da 53 anni: il vecchio centro di Montevago diventa museo a cielo aperto – Il Fatto Quotidiano
- Sicilia, distrutto dal terremoto e off-limits da 53 anni: il vecchio centro di Montevago diventa museo a cielo aperto – GRAE sezione News
- Montevago – Wikipedia
- Belice: l’arte oltre le macerie, rinasce il museo di Gibellina – Sicilia News
- Il Cretto di Burri: a spasso tra i ruderi di Gibellina (artwort.com)