La Maison Gucci porterà avanti il progetto di recupero della Rupe Tarpea, parete rocciosa che si trova nell’area sud del Campidoglio.
Tarpea era una vestale, figlia di Spurio Tarpeo; secondo una leggenda, che risale ai tempi delle guerre di Roma contro la popolazione italica dei sanniti (IV-III secolo avanti Cristo), alleati dei sabini, Tarpea decise di favorire il nemico, aprendo le porte della città all’esercito sabino, che poté quindi sorprendere nel sonno i romani. Una volta entrati i sabini Tarpea morì, secondo le versioni, o sotto gli scudi dei sanniti, o gettata dai romani dalla rupe. La rupe, in ricordo di ciò, prese il nome di Tarpea e fu usata, dai romani, per giustiziare i traditori.
La rupe Tarpea è un Geosito Urbano Vincolato: “Qualsiasi località, area o territorio in cui è possibile definire un interesse geologico o geomorfologico per la conservazione” (Wimbledon et alii, 1995).
“La Rupe Tarpea è ubicata sul versante sud-orientale del Campidoglio (lato Via della Consolazione); ha un’altezza media di circa 20 m; fa parte di un più ampio affioramento che borda gran parte del Campidoglio e si estende fino all’interno dell’area del Foro Romano (…).
“In questa piccola ma rappresentativa area è possibile osservare gli effetti dei processi principali che hanno modellato il territorio romano: l’attività vulcanica e i processi fluviali; inoltre ai caratteri geologici e morfologici si intrecciano elementi storici, archeologici, architettonici e anche leggendari. Il Campidoglio può quindi essere considerato a tutti gli effetti un elemento del patrimonio culturale della città di Roma.”
La partecipazione al progetto del restauro della Rupe Tarpea, viene dopo illustri interventi di case della moda per alcuni siti di Roma:
- Bulgari ha finanziato i lavori degli scavi di largo Argentina;
- Bulgari è stato lo sponsor del restauro della Scalinata di Trinità dei Monti;
- Fendi si è occupata del restauro della Fontana di Trevi;
- i lavori al Colosseo, sono stati possibili grazie al contributo di Tods.
Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, ha deciso di tornare nella sua città natale, Roma. Gucci, il 28 maggio 2019, ha sfilato a Roma nei Musei Capitolini (aperti nel 1734, sotto papa Clemente XII, dovrebbero essere stati i primi musei accessibili a tutti).
Gucci aveva già sfilato in location storiche, quali: Dia – Art Foundation di New York; chiostri dell’Abbazia di Westminster a Londra, Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze; gli Alyscamps in Francia, ad Arles; all’interno dei parchi archeologici di Pompei, Ercolano e Selinunte.
Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, nato a Roma, nel 1972, ha iniziato la sua carriera all’Accademia di Costume e Moda. Ha esordito da Fendi nei tardi anni novanta, come Senior designer per gli accessori. Nel 2002 è entrato nel design office di Gucci a Londra, «passando dal caos fantasioso di Karl a quello preciso di Tom». Alessandro Michele ha rivoluzionato i codici estetici della Maison fiorentina, riportando in auge capi vintage e stampe dallo spiccato romanticismo floreale, in un guardaroba intercambiabile, sia per lui che per lei. Ha posto di nuovo la moda al centro dei temi culturali, sulla contemporaneità: appassionato di vintage e nello stesso tempo profondamente connesso a una società cangiante e multiforme, adorato in maniera incontrastata dal target che fa più gola al mondo del lusso, i millennials . In meno di tre anni il marchio ha fatturato oltre il 40 per cento in più rispetto a prima, ha vinto il premio come International Designer of the Year e Time lo ha incluso – unico italiano – tra i “100 most influential People” della terra. Consapevole di vivere al «tempo delle ritornanze» (l’oggi, secondo l’epistemologa Eleonora Fiorani), mette in campo non soltanto la compresenza di passato–presente–futuro, ma i diversi meccanismi emotivi che convivono, s’intrecciano e si oppongono in uno spazio collettivo e individuale: quello del desiderio.
Antonio Mancinelli intervista Alessandro Michele per#LIKES:
Nella sua moda c’è molto di quello che legge, che ammira, che ama… Come fa a conciliare questa dimensione così intima con l’esigenza di vendere un prodotto al maggior numero di persone possibile?
A. M. Lavoro in preda a un senso di precarietà, posseduto dall’idea che lavorare significa fare qualcosa che mi piace e corrisponda a quel che desidero. Perché dovrebbe essere diverso con un profumo? Le mie scelte sono molto personali. Secondo me bisogna per forza, se fai questo mestiere, metterci qualcosa di proprio, perché la narrazione non può essere di qualcun altro. Non sono un attore che legge un copione. Non sono un progettista, non so pensare abiti, oggetti, profumi e accessori che non siano nelle mie corde. L’importante è non perdere la dimensione della leggerezza e anche quella di un certo senso ludico. Come dico sempre, la mia non è una professione che ha bisogno di un cantiere: non dobbiamo costruire un palazzo o un padiglione. Si procede a un ritmo molto veloce e, se possibile, divertente.
La collezione Cruise 2020 di Gucci, è stata una sfilata femminista illuminata da torce elettriche, tra imperatori e arte, con tantissimi ospiti: Elton John, Harry Styles (dal 2018 volto delle campagne Gucci Tailoring e Gucci Cruise), Asap Rocky, Salma Hayek, Saoirse Ronan, Naomi Campbell e Zoe Saldana, Ghali con la compagna Mariacarla Boscono, Alessandro Borghi, Valeria Golino, Carolina Crescentini con Francesco Motta.
“Sui miei abiti ci sono slogan perché fare moda vuol dire anche dare messaggi di libertà. La mia posizione mi consente di dire delle cose. Più sento che mi viene negata la libertà, più le mie antenne per sentire si allungano. Roma è un luogo difficile da definire anche per un romano. È un po’ disordinata come lo erano alcuni dei ragazzi che sfilavano stasera, è libera, è artistica, è anarchica. La libertà è un’idea romantica, il sogno di essere come vogliamo”” ha spiegato Alessandro Michele ad Art Tribune.“Le sue collezioni si giocano sempre sugli echi del passato -con una commistione di tempi remoti, prossimi e a volte fantascientifici-, oggi non potevano mancare i riferimenti all’antico Impero, in un’alternanza psichedelica di toghe e look anni 70, drappeggi e pailettes, corone trionfali e frange”