Sicuramente un viaggio nella “più prestigiosa mostra di architettura al mondo”, la Biennale di Architettura di Venezia 2018! In realtà, al di là delle apparenze, tanti spunti utili.
Ci ha lasciato (solo?) domande il Padiglione dei Paesi Nordici (Finlandia – Norvegia – Svezia), Another Generosity: Cosa è un edificio? Quale è l’aspetto più importante dell’architettura? Quale è la relazione tra natura e ambiente edificato? Come possono gli elementi naturali contribuire all’architettura? Cosa significa essere un architetto?
Oggi, in qualità di cittadini (diverso da in qualità di architetti?), abbiamo più bisogno di domande, di risposte o di un metodo? Nella Mostra (chiusa il 25 novembre 2018), forse è mancato un percorso esplicativo dell’architettura contemporanea. Ammesso e non concesso che una Biennale debba o voglia tornare ad essere una Mostra.
Alla domanda iniziale, ci ha risposto il Padiglione del Giappone, proponendoci un metodo di organizzazione e di analisi, aiutato dal disegno; non ancora un protocollo di indagine e lavoro, ma uno strumento utile per poter studiare il costruito, un sistema di catalogazione per riordinare le idee, il lavoro e lo stile di vita.
La mostra del padiglione giapponese si sviluppava in quattro sezioni principali:
1 Raccogliere le guide di viaggio e catalogarle; 2 Analizzare e presentare l’evoluzione della guida di viaggio e intervistare i loro autori; 3 Riportare i progetti tratti dalle guide per mezzo di modelli in scala e video; 4 Creare uno “Yokocho” (strada su cui si aprono bar e ristoranti tipica delle città giapponesi) e gestirla come piattaforma di discussione teorica su architettura e progettazione urbana.
Il padiglione Architectural Ethnography from Tokyo: Guidebooks and Projects on Livelihood ( “Etnografia Architettonica da Tokio: Guide di Viaggio e Progetti per la Qualità della vita”), curato da Momoyo Kaijima ha esplorato la relazione tra architettura, persone e ambiente: “Nelle guide di viaggio, si racconta l’architettura (e non parlo di quella che viene in genere definita come ‘l’opera di un architetto‘), sia che si tratti di un edificio ibrido* in una metropoli che di uno spazio di interscambio tra ambiente urbano e campagna, come qualcosa che è parte del suo contesto locale, a Tokio o in qualunque altra parte del mondo” dice Momoyo Kaijima.
Secondo Valerio Paolo Mosco, attualmente l’architettura contemporanea è in un momento di cambiamento, in cui si stanno affermando nuove identità collettive, espressioni di un gusto profondamente cambiato dal basso, senza interpretazioni ideologiche: la nuova sobrietà dal sapore frugale di Lacaton & Vassal; il classicismo inglese dei vari Caruso St John o Sergison and Bates; il genoma dell’architettura nuda sia quello dell’architettura svizzera sia quello dell’architettura sudamericana; architettura iconica, pur stilizzata.
No, la Biennale non ha raccontato gli stili, potrebbe ridiventare di nuovo una mostra, nel prossimo futuro, raccontando gli stili? Si vive in mondo, “un po’”, in confusione e non sono, più, i tempi, in architettura, delle certezze del post moderno e delle archistar. Alcuni padiglioni, per la paura di raccontare o la voglia di rimanere un’isola, hanno lasciato uno spazio ( il foglio) bianco (es Regno Unito) e un quadro come panorama su Venezia, dove prendere un tè, oppure come la Svizzera vincitrice del premio come miglior padiglione un sistema di stanze fuori scala, estraniato dalla realtà, facendoci diventare come Alice nel Paese delle Meraviglie. Non è stato raccontato il contemporaneo, come qualche tempo fa succedeva, quando l’architettura era un fatto esclusivamente occidentale: così la Biennale è diventata più performance artistica che mostra di architettura.
Un contemporaneo, importante, in realtà l’hanno raccontato l’Italia e la Cina (meglio), tra il passato e le nuove tecnologie.
Il lavoro di Mario Cucinella, attraverso Arcipelago Italia, Padiglione Italia 2018, ha raccontato i meravigliosi territori lontani (dalle città, dalle località turistiche, dall’informazione), i piccoli borghi nazionali, la loro bellezza, la loro fragilità e le loro risorse nascoste e quanto l’architettura contemporanea abbia contribuito a rigenerare la loro struttura nel rispetto della loro storia e del nuove necessità ecologiche. Una nuova architettura (raccontata dal Magazine di Aloa con Cairano e la Cabinedda) che concilia il meglio del passato con le innovazione tecnologiche attraverso l’architettura rispettosa dell’ambiente.
Il Padiglione Italia si componeva di 5 progetti (8 itinerari e diverse attività collaterali), con quattro parole d’ordine: Progredire; Abitare; Connettere; Condividere.
Valentina Lonati per icondesign.it ha intervistato Mario Cucinella:
Cos’ha scoperto dell’Italia grazie ad Arcipelago Italia? Cosa l’ha colpita maggiormente?
Mi ha stupito rendermi conto del fatto che siano rimasti solo gli architetti a prendersi cura del territorio. Sono stati loro a occuparsi di creare parchi, piazze e spazi comuni, di inserire contemporaneità in un contesto articolato e molto difficile come quello italiano. Ho visto molti architetti assumersi la responsabilità di migliorare l’Italia. Questo mi porta a pensare che se in Italia viene data la possibilità agli architetti bravi di lavorare, si possono creare cose meravigliose. Cose contemporanee, anche, che è quello che manca nell’immaginario di chi visita l’Italia. Tanti turisti vengono per vedere cosa abbiamo saputo creare secoli fa, ma anche per scoprire come esprimiamo la contemporaneità attraverso l’architettura. Forse, in Italia, crediamo un po’ poco nell’architettura come strumento di rappresentazione. E a non crederci è in primis la politica. Tanti sindaci vengono lasciati soli con i loro problemi. Con Arcipelago Italia abbiamo voluto dar loro una mano. Invece di lamentarci dell’incapacità della politica, abbiamo pensato di fare qualcosa di attivo. (…)
Chi potrebbe essere stato il vincitore morale della Biennale? Il Padiglione Cinese, probabilmente. Il tema del loro, padiglione, accostabile a quello italiano, “tratta il recupero dei borghi rurali attraverso un architettura iconica ma appartenente al luogo, non banale, che esprime un monumentale nudo a piccola scala e lo esplicita nel dettaglio costruttivo artigiano quasi a voler lanciare una sfida al design grossolano con cui sono state costruite negli ultimi anni le downtown cinesi.” Un’architettura che da un lato intende ricordare una tradizione, dall’altra la ricrea attraverso le nuove tecnologie.
Valentina Lonati per icondesign.it ha intervistato Mario Cucinella:
Anche la Cina, con il Padiglione curato da Li Xiangning, sembra voler spostare l’attenzione sulle campagne e le realtà rurali…
La Cina, che è stata risucchiata nel vortice della globalizzazione, sta vedendo nascere una nuova attenzione nei confronti delle zone rurali, dove si cercano le radici della cultura cinese. Questa tendenza è il risultato di un’eccessiva globalizzazione del mondo, che dal lato politico ha avuto come effetto lo scoppio dei nazionalismi. Si ripropongono i problemi identitari, che originano dal fatto che le persone non vogliono sentirsi tutte uguali. Del resto, è impossibile applicare un modello di città in tutto il mondo. Ogni realtà ha le sue problematiche, le sue particolarità. (…)
Non solo racconti, ma modelli del contemporaneo, su un tema ben preciso, il progetto di un luogo sacro, nel Padiglione del Vaticano.
Nell’isola di San Giorgio Maggiore, sede della Fondazione Cini, i visitatori della Biennale di Architettura, 2018, hanno potuto conoscere dieci cappelle – costruite da altrettante aziende – immerse nel verde firmate: Norman Foster, Francesco Cellini, Eduardo Souto de Moura, Terunobu Fujimori, Andrew D.Berman, Javier Corvalàn Espinola, Flores & Prats, Sean Godsell, Carla Juacaba, MAP Studio e Smiljan Radic Clarke. A introdurre il percorso espositivo è la cosiddetta “undicesima cappella”, realizzata dagli architetti Francesco Magnani e Traudy Pelzel. Ispirata al lessico delle tradizionali costruzioni in legno scandinave, ha ospitato un’esposizione di disegni originali di Gunnar Asplund del progetto paradigma per il Padiglione della Santa Sede.
Il Professor Francesco Dal Co, curatore di Vatican Chapels, nel realizzare il progetto, si è ispirato ad un celebre modello svedese: “L’apparire di qualcosa di costruito nello smisurato della natura indica la funziona fondamentale dell’architettura: essere luogo di orientamento e di misura, prima di tutto. Così, quando Sua Eminenza mi ha parlato del progetto per il Padiglione della Santa Sede alla Biennale Architettura, ho pensato a un modello concreto. È la piccola ‘Cappella nel bosco’ di Asplund, che ha una precisa funzione: dare misura allo smisurato”, ha raccontato in occasione della presentazione in Vaticano. Partendo da questo modello del 1920, ogni architetto è stato invitato a riflettere sul tema della cappella “come luogo di orientamento, incontro, meditazione e saluto”. Tra le dieci cappelle ricordiamo:
- L’opera di Sean Godsell, una sorta di macchina illuminata, perennemente dal sole, da una apertura dall’alto, che possa essere trasportata ovunque nel mondo;
- L’opera dei bravi discepoli di Miralles, già incontrati alle Corderie, Flores&Prats, hanno progettato un “oggetto semplice ma misterioso, contemporaneo e arcaico al tempo stesso, che strizza l’occhio ai Carrà, ai Savinio, ai Malaparte, ai Rudovsky”.
Cosa resta del tema principale, Freespace, quali sono i punti di forza della Mostra? Il tema di Freespace, è importante, le Grafton, secondo Valerio Paolo Mosco, hanno pensato allo spazio libero come una cosa in sé, quasi fosse un elemento trascendente. Yonne Farrell e Shelley McNamara, hanno preferito lavorare più sul concetto di spazio piuttosto, che sull’architettura, riflettendo sul ruolo dell’architetto, in qualità di creatore di sviluppo sociale e armonia.
Ogni espositore dell’arsenale ha raccontato il tema Freespace con il suo linguaggio. Tra tutti ricordiamo l’esempio di Mestre M 9, progettato da Matthias Sauerbruch e Louisa Hutton, già trattato, anche, da un magazine di ALOA, l’opera poetica di Zumthor e specialmente il progetto Humanhattan 2050 dei BIG, che ha introdotto l’importante tema delle città resilienti ricordando il tema della sostenibilità.
Link e foto:
- https://www.linkiesta.it/it/article/2018/06/02/biennale-architettura-la-magnifica-banalita-del-costruire
- https://www.inexhibit.com/it/case-studies/padiglione-cina-biennale-architettura-venezia-2018/
- http://www.designatlarge.it/biennale-venezia-architettura-freespace-grafton/
- https://www.artribune.com/progettazione/architettura/2018/06/biennale-architettura-venezia
- https://icondesign.it/biennale-architettura-venezia/vatican-chapels-biennale/
- https://icondesign.it/biennale-architettura-venezia/arcipelago-italia-mario-cucinella/
- https://www.globalist.it/arti/2018/11/22/la-biennale-gli-architetti-hanno-responsabilita-verso-il-pianeta
- http://www.designdiffusion.com/2018/06/12/biennale-2018-le-nazioni-scelte/
- https://www.inexhibit.com/it/case-studies/padiglione-giappone-biennale-architettura-venezia-2018/
- https://www.professionearchitetto.it/news/notizie/25202/La-Biennale-di-Venezia-Freespace
- https://www.tosilab.it/10-padiglioni-da-non-perdere-biennale-architettura-venezia-2018/
- https://www.architetti.com/mario-cucinella-biennale-architettura-2018-arcipelago-italia
- https://www.labiennale.org/it/architettura/2018/partecipazioni-nazionali/paesi-nordici
- https://www.domusweb.it/it/speciali/biennale/2018/padiglione-dei-paesi-nordici
- https://www.artribune.com/progettazione/architettura/2018/05/biennale-architettura-2018
- http://arquiscopio.com/archivo/2012/08/29/la-capilla-en-el-bosque/?lang=it
- https://www.labiennale.org/it/architettura/2018/partecipazioni-nazionali/italia
- http://www.graftonarchitects.ie/
- https://www.artribune.com/progettazione/architettura/2018/05/freespace-biennale-venezia-2018/
- https://www.domusweb.it/it/architettura/2018/05/23/biennale-2018
- https://www.archiportale.com/news/2010/09/risultati/mestre-sauerbruch-e-hutton
- https://www.labiennale.org/it/architettura/2018/partecipanti/big-bjarke-ingels-group
- https://big.dk/#projects
- http://www.artslife.com/2018/05/29/freespace-la-biennale-architettura-2018-mostra-internazinale
- http://speciali.ilgiornaledellarchitettura.com/2018/05/26/breve-glossario-della-biennale/