L’apertura di nuovi centri commerciali prevista per quest’anno non avverrà, poiché non ci saranno commercianti che desiderano aprire nuovi negozi nell’immediato
I settori commerciali più colpiti sono quelli dedicati alla moda, in contrasto con il vantaggio che hanno ricevuto i negozi self-service e di approvvigionamento per la casa, compresi prodotti e alimenti. Ora più che pensare ai negozi fisici, passerà allo sviluppo di piattaforme per vendite multicanale, piattaforme da vendere su Facebook, Amazon, Instagram, via e-mail o piattaforme di vendita online.
Rinegoziano affitti, condizioni, ma cercando di mantenere il maggior numero di commercianti nei loro locali e non con spazi liberi. Il centro commerciale Westfield ha sviluppato un piano sul futuro dello shopping e del commercio al dettaglio. Lo ha chiamato “Destinazione 2028”. Ricco di giardini pensili sospesi, spogliatoi intelligenti e seminari di consapevolezza, il centro commerciale proposto da Westfield sarà una “micro-città iper-connessa” con un’incredibile possibilità di personalizzare le esperienze.
Lo shopping del futuro è a un bivio: trasformerà i nostri centri commerciali in micro città iperconnesse per esperienze evolute, o sarà delegato ad una AI. Secondo una ricerca McKinsey, entro il 2025 l’internet delle cose avrà un potenziale impatto commerciale tra 410 miliardi e 1,2 trilioni di dollari.
Sopravvivenza e Metamorfosi dovranno andare di pari passo. L’intelligenza artificiale attirerà nuovi clienti personalizzando le loro esperienze. I negozi saranno pieni di checkout senza casse e specchi interattivi di prova.
Le principali leve del Centro Commerciale erano la presenza di grandi marche, l’elevato assortimento di prodotti e il prezzo più conveniente. Oggi però le grandi marche sono ovunque con i loro store e quando non ci sono, si può sempre comprare sui loro siti. Anche l’assortimento non è più un fattore chiave: i magazzini online sono sempre più forniti. Il fattore prezzo? Difficile competere con gli omnistore di internet, che hanno più possibilità di scontistica e tempi di consegna dei prodotti sempre più brevi.
Lo shopping digitale è dunque il nemico da battere? Non necessariamente: il digitale può diventare un alleato nel rilancio dello shopping mall, ma è necessario metterlo al servizio di una nuova idea, anzi, di una nuova esperienza. Sono alcuni dei trend in atto di una trasformazione di cui il settore dovrà tenere conto e che abbiamo provato a riassumere in cinque punti.
1. Da non-luoghi a luoghi da vivere
I Centri Commerciali tradizionali sono tutti uguali, luoghi senza una vera identità, finalizzati unicamente agli acquisti. Ebbene, per spingere i clienti a frequentarli questa idea va scardinata: devono diventare spazi in cui è piacevole trattenersi a prescindere dall’esperienza d’acquisto.
2. Dal consumo di massa all’esperienza individuale
Sempre più, l’acquisto si orienta verso l’esperienza: viaggi, concerti, soggiorni termali, corsi… Il consumatore ricerca qualcosa che si adatti ai suoi gusti, ama le personalizzazioni. Avendo sempre meno tempo, preferiamo uscire per regalarci esperienze inedite e diverse.
3. Dall’abitudine alla scoperta
Il consumatore di oggi cerca prodotti nuovi ed esclusivi, che non sono in vendita ovunque.
Ecco perché negli shopping mall di ultima generazione si trovano negozi temporanei, che offrono i loro articoli per un tempo limitato, prima di lasciare spazio ad altri brand.
4. Dal privato al collettivo
L’acquisto online è un’esperienza privata, dove il consumatore interagisce unicamente con il proprio device. Nel negozio fisico, invece, ha la possibilità di interagire con altre persone, condividere esperienze e conoscenze, intrattenersi piacevolmente. L’acquisto diventa la conseguenza del piacere di stare fra amici in un ambiente gradevole e stimolante, spingendo il consumatore a rilanciare spontaneamente l’esperienza sui social, magari anche sui grandi schermi di un Video Wall presente nella galleria dei negozi.
5. Dalla quantità alla qualità
Oggi il consumatore ha una sensibilità diversa verso il proprio benessere. C’è più attenzione alla forma fisica, a uno stile di vita più salutare, a partire dall’alimentazione. Anche l’offerta di ristorazione, nei nuovi Centri Commerciali, è diversa: non solo spuntini o pasti veloci, ma anche alta cucina, degustazioni, menù personalizzati che trasformano la permanenza in una scoperta continua, da godersi con gli amici.
La tecnologia non è l’avversario da sconfiggere, bensì uno strumento potente, se messo al servizio di una nuova concezione di Shopping Mall. La crisi di quel modello di consumo è un’opportunità di crescita per chi sa accettare il cambiamento, sempre più rapido, di stili di vita e di abitudini d’acquisto.
Come rendere compatibile lo sviluppo di una città come Roma con la volontà di non perdere i ‘pezzi’ ancora nascosti della sua millenaria stratificazione storica? Dopo la stazione museo della metro C e il sito archeologico con i resti dell’acquedotto vergine della nuova Rinascente di via del Tritone, la soluzione adottata è quella di creare all’interno della città dei poli dove la storia delle varie zone possa essere raccontata.
Si inserisce in quest’ottica lo spazio espositivo “Fidenæ alla Porta di Roma“, una nuova tappa di una politica culturale promossa dalla Soprintendenza Speciale Roma. I preziosi reperti ritrovati durante la campagna di scavi durata venti anni nel territorio compreso tra via delle Vigne Nuove, il Grande Raccordo Anulare, il quartiere di Colle Salario e il viadotto dei Presidenti – una vasta area oggetto di un progetto urbanistico che ha dato vita al quartiere Porta di Roma – tornano ad essere esposti in una sala-museo curata dalla Soprintendenza Speciale Roma nella Galleria commerciale Porta di Roma.
Come ha spiegato il Soprintendete Francesco Prosperetti:
Per questa esperienza che per noi non è nuova-nel senso che abbiamo fatto già qualcosa del genere in una zona molto centrale di Roma con l’apertura della nuova Rinascente – ci aspettiamo un esito ancora più significativo che è quello di restituire a queste zone della periferia romana, spesso considerate prive d’identità, una storia, una consapevolezza del luogo dove esse sorgono.
Un altro appuntamento impegnativo per la Soprintendenza sarà quello legato alla costruzione del nuovo stadio dell’Associazione Sportiva Roma nella zona di Tor di Valle dove si ipotizzano – anche per la vicinanza al Tevere – numerosi ritrovamenti archeologici. Anche in questo caso – come ha spiegato il Soprintendente Prosperetti ai microfoni de Il Tempo – i reperti che verranno alla luce durante i lavori di scavo, saranno esposti in un apposito allestimento, in questo caso in un museo delle architetture per lo sport.
Fidenae fu una città del Latium vetus, che secondo una versione fu fondata da coloni provenienti da Alba Longa, mentre per un’altra era di origine etrusca. Distava circa 30 stadi da Roma e al tempo di Strabone era ormai ridotta a un semplice villaggio o proprietà privata.
Per molto tempo fu il primo centro latino oltre il confine settentrionale del territorio romano e spesso fu sottoposta all’influenza dell’etrusca Veio. Probabilmente finì definitivamente nell’orbita romana con la caduta della città etrusca e alcuni autori antichi raccontano che a quei tempi era quasi del tutto deserta. Assunse poi, e conservò a lungo, la funzione di centro amministrativo del territorio, come Municipium romano.
|
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, IV, 22.) |
Nel 426 a.C. Fidene iniziò un nuovo conflitto contro Roma, uccidendo i coloni romani mandati sul suo territorio; ai fidenati si allearono i veienti e così si giunse ad una nuova battaglia, combattuta sotto le mura delle città. Lo scontro fu durissimo, ma alla fine i romani ebbero la meglio, presero la città, e ne ridussero gli abitanti in schiavitù.
Svetonio e Tacito ci tramandano del crollo di un teatro ligneo edificato per spettacoli temporanei presso Fidene nell’anno 27 d.C., che causò la morte di circa 20.000 persone, sulle 50.000 presenti, e che fu ricordato come uno dei peggiori disastri causati dal crollo di teatri in epoca romana.
Casa protostorica di Fidene
Fra il 1986 e il 1993, la Soprintendenza Archeologica di Roma ha messo in luce su un fianco della collina i resti di un’abitazione datata tra l’850 e l’800 a.C. Essa fu distrutta da un incendio che ne fece crollare le pareti, sigillando gli arredi interni. L’edificio ha pianta rettangolare (m 6,20×5,20), orientato ovest-est, con una superficie interna di circa 30 metri quadrati. Il tetto spiovente di canne o fascine con lucernari incorporati era sostenuto da una struttura centrale di quattro pali e da numerosi altri lungo il perimetro esterno. Le pareti, indipendenti dal tetto, erano composte di argilla impastata con paglia e ceramica tritata, armate da pali verticali.