Il Mambo – Nuovo Forno del Pane, ormai come tutte le Istituzioni artistiche è spento, ma non chiuso. Dodici artisti (non li fermerà nessun lockdown), continueranno a lavorare, perché nel maggio del 2020 la sala Ciminiere è andata a loro, come laboratorio per potere fare delle opere d’arte e per temi culturali alla città di Bologna. Un progetto chiamato Nuovo Forno del Pane; gli artisti lavoreranno: nella pittura, nella scultura, come performer, nel digitale, nel video, nella fotografia, nella poesia.
La coabitazione ha promosso lavori a più mani, unendo la loro peculiarità lavorative facendo nascere nuove dimensioni e promuovendo produzioni video con dei nuovi editori.
A fine dicembre si replica,
“si esaurisce solo la prima edizione, non l’idea. Possiamo prorogarla, se le condizioni di lockdown dovessero protrarsi. In ogni caso stiamo cercando un luogo, nel distretto della manifattura delle arti, dove dare al progetto una dimensione permanente, con bandi di sei o di dodici mesi”.
E’ stata pensata anche una radio: NEU radio. Racconta i programmi e i progetti del gruppo di artisti che partecipano al Nuovo Forno del Pane.
Non ci sarà nessuna mostra che renda al pubblico quello che è stato in questi mesi, ma ci sarà un diario di viaggio, con tutte la professionalità, con tutte competenze che si sono sviluppate qui e che hanno sviluppato qualcosa di unico.
La storia
Nel 1914, durante la prima guerra mondiale, con la crisi economica, arrivò l’aumento dei prezzi e la penuria dei prodotti alimentari. Francesco Zanardi, appena eletto sindaco, nel 1914, per dare da mangiare ai cittadini di Bologna, aprì un piccolo spaccio municipale sotto il portico del Podestà. Nel 1917 aprì il panificio comunale, producendo pane per quasi la metà del fabbisogno giornaliero cittadino, il Nuovo Forno del Pane.
Il Forno del Pane fu progettato da Rienzo Bedetti, capo ufficio tecnico del Comune, un edificio imponente, con i suoi macchinari, le sue ciminiere e la facciata principale su via Rosselli.
«Non abbiamo trovato documenti», dice il professore di Storia dell’Architettura Giuliano Gresleri, «si possono solo fare delle ipotesi». «Tipica architettura eclettica dell’epoca, nessuno avrebbe detto che dietro a quel portico c’era un forno comunale. L’intervento fu per sviluppare e abbellire la strada, dare un segno urbanistico e nobilitare un opificio», spiega l’architetto Roberto Scannavini, ex dirigente comunale che seguì in prima persona la riqualificazione dell’edificio e dell’area. «Un altro esempio dell‘eccezionalità bolognese, con i portici che sono e fanno sistema. Importanti per urbanizzare il territorio con una serie di campioni diversificati».
Dal 1930 ci fu l’ampliamento progettato dall’ingegnere Carlo Tonelli, il fronte si spostò su via Don Minzoni e il portico assunse molteplici funzioni.
Fino alla sua trasformazione nella nuova galleria d’arte moderna della città, il Mambo (2007). Viene ristrutturata a cura del Comune e dell’Università su progetto degli architetti Aldo Rossi (1931-1997) e Roberto Scannavini.
La Manifattura delle Arti è un distretto culturale situato nel centro storico di Bologna, nell’area dell’ex Manifattura Tabacchi e dell’ex macello (e realizzato su progetto dell’architetto Aldo Rossi). Inaugurato nel 2003, nella primavera del 2011 vede il completamento dei lavori con il recupero del Giardino del Cavaticcio.
Questo parco nel retro del MAMbo, fulcro della Manifattura delle Arti, è una vera e propria galleria all’aria aperta dove si possono ammirare sculture di Giò Pomodoro, Mimmo Paladino, Gilberto Zorio, Giuseppe Maraniello.
Con lo slogan “Pane e alfabeto” come con l’esperienza di Berlino, dei primi anni ’90, con la rinascita di edifici abbandonati e aree dismesse trasformandole in officine di produzione e sperimentazione artistica, divenute epicentro di una scena culturale tra le più vivaci al mondo, anche Bologna ha trasformato gli spazi e la funzione della Sala delle Ciminiere, facendo nascere il MAMbo: Galleria d’Arte Moderna di Bologna. Nel maggio del 2020, la call che ha richiamato 200 artisti, dodici sono passati e fanno parte del gruppo del Nuovo Forno del Pane.
“La comunicazione del progetto Nuovo Forno del Pane sarà anch’essa improntata a un diverso paradigma rispetto al passato, assumendo come target non più e non solo il visitatore abituale o potenziale ma una nuova figura di conoscitore che esperisce personalmente il museo”.