Le opere dello street artist, più misterioso al mondo, arrivano al Chiostro del Bramante nell’esposizione allestita dal 21 marzo al 26 luglio, 2020. L’artista, Banksy (Bristol, 1974), che rifiuta le regole del sistema e si rivolge al pubblico senza filtri, espone nella mostra “Banksy a visual protest”, ideata da Madeinart in collaborazione con 24 Ore Cultura.
La mostra propone al pubblico tutto il mondo di Banksy, documentando le tecniche utilizzate nei suoi lavori (stampe su carta o tela, olio o acrilico su tela, spray su tela, stencil su metallo o su cemento, sculture di resina polimerica dipinta o di bronzo verniciato) e le tematiche affrontate.
Da Love is in the Air a Girl with Balloon, da Queen Vic a Napalm, da Toxic Mary a HMV, dalle prove di stampa per il libro Wall & Piece ai progetti discografici per le copertine di vinili. Sono esposte circa 80 opere di Banksy databili dal 2001 al 2017.
Le sue opere con un taglio ironico e satirico trattano tematiche quali la manipolazione mediatica, l’omologazione, le atrocità della guerra, l’inquinamento, lo sfruttamento minorile e il maltrattamento degli animali.
Insieme al progetto espositivo, il Chiostro del Bramante presenta, nel cinquecentenario della morte di Raffaello, anche l’iniziativa #ARTisalwaysCONTEMPORARY.
Un progetto di sensibilizzazione, per proporre un dialogo inedito, a 5 secoli di distanza, tra Banksy e il maestro rinascimentale, con l’obiettivo di dimostrare quanto l’arte sia sempre contemporanea.
Chi visita la mostra avrà dunque la possibilità non solo di conoscere Banksy ma anche di ammirare, salendo al primo piano del Chiostro, l’affresco di Raffaello Sibille e Angeli, commissionato all’artista da Agostino Chigi nel 1515 come parte della decorazione della Basilica di Santa Maria della Pace e visibile da una grande finestra nella Sala delle Sibille.
ANDREA CONCAS, Banksy. 100 domande, 150 risposte. Qual è la bomboletta più strana che ha utilizzato? E’ vero che ha venduto le sue opere su una bancarella, che ha affittato un tunnel a Londra e che ha un canale su YouTube? Una sua “incursione” è durata 47 giorni? E poi, chi è davvero Banksy?
Sono alcune delle domande a cui Andrea Concas cerca di rispondere nel suo “Banksy”, libro chatbot edito da Mondadori, e dedicato al misterioso, celeberrimo (e inafferrabile perché anonimo) street artist.
Opere che dialogano con l’architettura cinquecentesca progettata da Donato Bramante, in un confronto dialettico tra antico e contemporaneo. E con la pitture di Raffaello. Il tratto comunque dai due artisti – il cui linguaggio tecnico non potrebbe essere più distante – è la portata innovativa del loro linguaggio.
Manipolando abilmente i codici comunicativi della cultura di massa, Banksy traspone questi temi atroci in opere piacevoli e brillanti, in grado di sensibilizzare i destinatari sulle problematiche proposte e di trasformare il tessuto urbanistico delle città occidentali in luogo di riflessione. In tal senso, gli stencil di Banksy sono permeati di un’estetica diretta e intelligibile «come quella di un manifesto pubblicitario» che li sottrae alla marginalità e li restituisce alla fruizione di chiunque; la forte incidenza sociale del suo stile, infatti, rende le sue opere leggibili anche da bambini, come riportato dallo scrittore Paul Goghi in un aneddoto.
«L’opera di Banksy in fondo a Park Street affascina molto mio figlio di cinque anni e ci passiamo davanti quando andiamo a scuola e al ritorno. Ha tante domande, soprattutto che iniziano con la parola ‘perché…?’ […] La mia opinione è che l’arte di strada ha la capacità di suscitare una reazione in tutti noi, indipendentemente dall’età.»