A Balkrishna Doshi il Pritzker Architecture Prize 2018, con questa citazione della giuria, “Dimostra costantemente che tutta la buona architettura e la pianificazione urbana devono non solo unire scopo e struttura ma devono tener conto del clima, del sito, della tecnica e dell’artigianato, insieme a una profonda comprensione e apprezzamento del contesto”, individuando nel suo Indian Institute of Management a Bangalore, (1977 al 1992), l’edificio in cui l’architetto indiano “ha creato spazi per proteggersi dal sole, catturare le brezze e offrire comfort e divertimento all’interno e intorno agli edifici”.
Balkrishna Vithaldas Doshi (Pune, nella zona occidentale dell’India, 26 agosto 1927) ha lavorato con Le Corbusier nello studio di Parigi (1951-54), collaborando poi in India per i progetti di LC (Ahmedabad e a Chandigarh) e con Louis Kahn per il progetto di Indian Institute of Management ad Ahmedabad.
Nel 1955 ha aperto il suo studio Vastu-Shilpa (progettazione ambientale). Ha fondato: a Chicago, nel 1962 la Scuola di Architettura (S.A); la Scuola di Architettura di Ahmedabad nel 1962, la School of Planning e il Centre for Environmental Planning and Technology nel 1972.
Balkrishna Doshi ha ricevuto diversi premi tra cui: Padma Shri, Government of India; Dottorato onorario dalla University of Pennsylvania Ordre des Arts et des Lettres; in Francia nel 2011, il Global Award for Lifetime Achievement for Sustainable Architecture; la Gold Medal dell’Academy of Architecture of France, 1988; la Gold Medal dell’Indian Institute of Architects, 1988; l’Aga Khan Award for Architecture (1993-1995) per il progetto Aranya Community Housing di Indore (ultimato nel 1989, il complesso di abitazioni ospita attualmente oltre 80.000 residenti, appartenenti a famiglia di basso o medio reddito).
Alcune sue opere più famose sono:
- 1979-1981 Sangath, studio di Doshi, Ahmedabad
- 1972 Centre for Environment and Planning Technology(CEPT), Ahmedabad
- 1962-74 Indian Institute of Management Bangalore
- 1980-1984 Gandhi Labor Institute ad Ahmedabad.
- 1989 National Institute of Fashion Technology, Delhi
- 1990 Amdavad ni Gufa, Ahmedaba
Architectmagazine intervista a Doshi:
Come ti avvicini a un progetto?
La prima cosa che chiedo sempre: è una cosa sostenibile? Lavoriamo con tecniche locali, con artigianato locale e incertezze della finanza. Cerco di riunirli e creare qualcos’altro. Queste incertezze diventano grandi opportunità. Le sperimentazioni sono diventate la mia abitudine. Ogni volta che c’è una circostanza che sta cambiando – e le incertezze accadono – come gestirle e creare qualcosa?
“Le mie opere sono un’estensione della mia vita. Devo questo prestigioso premio al mio guru, Le Corbusier. I suoi insegnamenti mi hanno portato a mettere in discussione l’identità e mi hanno spinto a scoprire una nuova espressione contemporanea, adottata a livello regionale. Con tutta la mia umiltà e gratitudine voglio ringraziare la giuria di Pritzker per questo riconoscimento profondamente toccante e gratificante del mio lavoro.” (…). Ho iniziato una scuola di architettura in India nel 1962. Pensavo che l’architettura in India sarebbe stata una cosa pionieristica, ma non è successo molto. Questo premio scatenerà lo slancio iniziato 55 anni fa. È molto importante per noi, per il nostro paese, e anche per creare una nuova generazione per immaginare cosa può fare l’India, in termini di pianificazione, urbanizzazione, alloggio, qualità della vita, ecc. Tali questioni possono ora emergere in prima linea.”
In un’intervista, il professore di urbanistica di Harvard, Rahul Mehrotra, che ha studiato alla scuola di Ahmedabad, ha chiamato Doshi e il defunto Charles Correa, i principali architetti indiani dopo aver ottenuto l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1947, esponenti dell’architettura indiana, particolarmente segnata dall’esperienza di Le Corbusier, sempre alla ricerca di una speciale declinazione locale dei caratteri desunti dal Movimento Moderno.
“Oltre all’importanza del lavoro di Doshi e del suo contributo come architetto dell’India post-indipendenza di prima generazione”, ha detto Mehrotra, “il riconoscimento di Doshi segnala anche il riconoscimento dell’importanza delle domande e dei problemi che l’architettura in India solleva per il resto per il mondo – vale a dire, come affrontare le aspirazioni di una società profondamente tradizionale nel mondo globalizzato in rapida trasformazione”.
Oggi in India continua la tendenza di una architettura “glocal”, contemporanea ma radicata nel territorio, tra artigianato e progettazione, tra intuito e formazione. Uno dei più famosi interpreti dell’architettura contemporanea indiana è lo Studio Mumbai, una grande comunità di architetti, artigiani, progettisti, artisti, di cui il fondatore è Bijoy Jain, allievo di Richard Meier.
Il loro lavoro, che fa parte della generazione degli studi architettonico-artigianali contemporanei, si basa su un approccio rigoroso alla progettazione, un’attenzione al dettaglio (ogni elemento è appositamente disegnato e prodotto nello studio) e alle specificità materiche degli elementi; una “slow architecture” alternativa all’efficienza uniforme globale. Tra le loro opere ci sono: la Copper House II e la residenza di Ahmedabad. Nel 2016 è stato commissionato a Bijoy Jain la progettazione del terzo MPavilion a Melbourne.
Link e foto:
- http://www.architectmagazine.com/awards/q-a-balkrishna-doshi-2018-pritzker-prize-laureate_o
- http://www.chicagotribune.com/news/columnists/kamin/ct-ae-pritzker-prize-winner-kamin-0308-story.html
- http://www.artribune.com/progettazione/architettura/2018/03/assegnato-balkrishna-doshi-il-pritzker-architecture-prize/
- https://it.wikipedia.org/wiki/Balkrishna_Vithaldas_Doshi
- http://www.artwort.com/2014/09/22/architettura/studio-mumbai-slow-architecture-indiana/
- https://www.designboom.com/tag/studio-mumbai-bijoy-jain/
- https://architexturez.net/doc/az-cf-179686