Aprirà il 6 ottobre, con una apertura straordinaria il 9 luglio (dalle 14 alla 24), Palazzo Bonaparte a Roma, in Piazza Venezia, grazie alla proprietà “Le Generali”. La gestione sarà in partnership con Arthemisia, azienda leader nella produzione di mostre a livello internazionale.
Palazzo Bonaparte, già Palazzo D’Aste, opera dell’architetto Giovanni Antonio De Rossi, con circa tremila metri quadrati di mosaici, affreschi e stucchi, dal 1972, è parte del patrimonio immobiliare di Generali. Il palazzo aprirà dopo il restauro avvenuto nel 2017, gestito da Generali Real Estate SGR, durato dodici mesi, che ha riguardato la totalità degli spazi esterni e interni dell’edificio.
I lavori di restauro:
- hanno interessato i tre piani superiori, sottoposti a un restauro integrale dal punto di vista architettonico ed impiantistico, con l’installazione di nuovi pavimenti, illuminazioni LED, il recupero dei controsoffitti a cassettoni e il rifacimento delle pareti;
- sono stati progettati dallo Studio Pras,con la committenza Generali Real Estate SGR;
- sono stati eseguiti dall’Impresa D’Adiutorio;
- sono stati affiancati dalla Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, in tutte le scelte progettuali.
Palazzo Bonaparte è, oggi, il primo spazio Generali Valore Cultura: il programma pluriennale di Generali Italia, nato, nel 2016, per rendere l’arte e la cultura accessibili a un pubblico, sempre, più ampio e per valorizzare il territorio.
Marco Sesana, Country Manager & CEO of Generali Italia and Global Business Lines:“Fare azienda in modo moderno vuol dire affiancare l’impegno verso i nostri 10 milioni di clienti con un impegno concreto verso le comunità, questo per noi è essere Partner di Vita delle persone e in questa nostra ambizione si colloca l’apertura e la valorizzazione dei nostri asset come Palazzo Bonaparte: un bene che, grazie anche alla collaborazione di un operatore importante come Arthemisia, diventa un polo di sviluppo per la comunità”.
Lucia Sciacca, Direttore Comunicazione e Sostenibilità di Generali Italia: “Palazzo Bonaparte rappresenta un nuovo passo lungo il percorso tracciato da Generali Valore Cultura in questi ultimi anni, un progetto che nasce proprio con l’idea di rendere vivo il patrimonio artistico e culturale con iniziative di partecipazione e accessibilità offrendo esperienze innovative, coinvolgenti per le persone e rilevanti per l’intera comunità”.
La prima mostra, prevista il 6 ottobre 2019, sarà: “Impressionisti segreti”; il titolo fa riferimento ai numerosi prestiti (Monet, Renoir, Cézanne, Pissarro, Sisley, Caillebotte, Morisot, Gonzalès, Gauguin e Signac) provenienti da collezioni private, da cui sono state ottenute le opere, finora esposte in poche occasioni al pubblico.
Il palazzo, prima di essere della compagnia Generali, apparteneva al marchese Flavio Misciattelli, proprietario, anche, del Pastificio Cerere, che negli anni ’70 fu sede d’artisti. Pastificio Cerere che il nipote omonimo del marchese ha trasformato, qualche anno fa, in una fondazione culturale.
Nel balconcino, tipico, ad angolo, di Palazzo Bonaparte, si affacciava Madame Mère (così si firmava Maria Letizia Ramolino, madre dell’imperatore Napoleone), che assisteva, non vista, al sottostante passeggio, alle feste durante il carnevale e, non ultima, alla corsa dei berberi.
Grata al papato per la sua benevolenza nei suoi confronti, gli scrisse: “Io sono veramente la madre di tutti i dolori, e l’unica consolazione è di sapere che il Santo Padre dimentica il passato per ricordarsi solo della bontà da lui sempre dimostrata a tutti i membri della famiglia… Noi non troviamo appoggio che nel Governo Pontificio e la nostra gratitudine sarà immensa”.
All’interno del palazzo, Antonio Canova le aveva fatto dono del modello in gesso della gigantesca statua del Marte Pacificatore, dedicato alla figura dell’Imperatore, ancora oggi conservato al centro dell’anticamera dei suoi appartamenti.
L’area occupata dal Palazzo Bonaparte, in precedenza era divisa a metà da un vicolo che si svolgeva tra Via del Corso e vicolo Doria. I due edifici furono riuniti, a partire dal 1658, per la costruzione del Palazzo della Famiglia D’Aste, progettato da Giovanni Antonio De Rossi, che la portò a termine dopo il 1665.
Giovanni Antonio De Rossi, figlio di uno scalpellino, studiò presso il Collegio Romano, e fu ammesso nella bottega dell’architetto Francesco Peparelli, ove si perfezionò in architettura collaborando nella progettazione ed realizzazione di importanti edifici.
Dal Palazzo Ferrajoli (di Francesco Peparelli), ancora in nuce (unitamente a Gian Lorenzo Bernini, Palazzo Montecitorio) Giovanni Antonio De Rossi (palazzo Altieri ) prese l’avanzamento della parte centrale della facciata.
“Nel 1636 divenne membro dell’Accademia di S. Luca. Ricoprì nel tempo anche cariche pubbliche, quali Architetto degli Ospedali di S. Rocco e del SS. Salvatore (1647), Misuratore della Camera Apostolica (1644 – 1655, con Carlo Rainaldi) e Sovrintendente dei Palazzi Pontifici (1671, collaborazione con G.L. Bernini). La vastità dei suoi incarichi ed il loro protrarsi nel tempo lo portarono a servirsi di collaboratori per controllare i diversi cantieri che doveva dirigere contemporaneamente ed a collaborare, a sua volta, con altri famosi artisti. La collaborazione con il Rainaldi fu relativa a lavori nel Vaticano ed in Castel Sant’Angelo, quindi al restauro delle Mura di Roma da Porta Portese a Porta San Pancrazio, con il Bernini curò restauri e manutenzione nel Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, come anche della Basilica di San Giovanni in Laterano. La sua ultima nomina fu nel 1695 in una commissione con gli architetti Carlo Fontana e Mattia De Rossi per giudicare i progetti di una cappella nella Chiesa del Gesù.”
Una tipicità di Palazzo D’Aste è il balcone ad angolo, presente in altri tre palazzi di Giovanni Antonio de Rossi, tra cui Palazzo Santacroce, dove lavorò Francesco Peparelli.
Palazzi con balcone ad angolo, oltre a Palazzo D’Aste- Palazzo Bonaparte/D’Aste sono:
- Palazzo Santacroce, costruito in vari momenti tra il 1598 ed il 1668. Il progetto fu di Carlo Maderno, che vi lavorò fino al 1602 su incarico di Onorio Santacroce; la costruzione fu ripresa nel 1630 da Francesco Peparelli per il marchese Valerio e continuò fino al 1640; poi Giovanni Antonio De Rossi eseguì su commissione del cardinale Marcello una serie di lavori tra il 1659 ed il 1668, sistemando anche la facciata definitiva su via dei Catinari.
- Palzzo Muti-Bussi, progettato ed iniziato da Giacomo Della Porta nel 1585 circa, su incarico di Orazio Muti. Dopo una sospensione dei lavori dovuta alla morte del Della Porta, intervenne l’architetto Giovanni Antonio De Rossi, che vi lavorò dal 1642 al 1645, completandolo poi nel periodo 1660 – 1662 con la sistemazione degli accessi e del cortile.
- Palazzo Gambirasi costruito su edifici preesistenti, ed in parte inglobati, di proprietà dell’Arciconfraternita di Giacomo degli Spagnoli. Il progetto fu affidato nel 1659 a Giovanni Antonio De Rossi. Prima della fine dei lavori l’Arciconfraternita decise di vendere l’edificio che fu acquistato dal prelato bergamasco Donato Gambirasi.
Giovanni De Rossi costruì, anche, numerose ville, tra cui Villa Carpegna, Villa Altieri e, per attribuzione, Villa Baldinotti-Villa YorK. Unitamente al Bernini (Villa Il Vascello, modifiche su progetto originale di Plautilla Bricci), Giovanni Antonio De Rossi (per attribuzione Villa Baldinotti-Villa YorK) propose il tema della villa con cupolette, tipologia tipica del Gianicolo, nella fine del ‘600.