Padiglione Canadese Biennale di Venezia 2018
Il padiglione canadese celebrerà l’architettura delle culture indigene di Turtle Island (nome arcaico del Canada) con il progetto UNCEDED, coordinato dall’architetto Douglas Cardinal, insieme ad Anishnawbe Elders. I progettisti, scelti attraverso un concorso nazionali, realizzeranno l’esposizione con il contributo di $ 500.000 del Canada Council.
Ecco le parole di Patrick Stewart, presidente della Task Force indigena e prima persona di origini First Nations (popoli autoctoni) a essere eletto come presidente dell’istituto architettonico della British Columbia, che raccontano l’idea del Padiglione: “Siamo come la fenice che emerge dalle ceneri, un popolo di resilienza e bellezza, spirituale, che vive in equilibrio e armonia con la natura. È opportuno che gli architetti indigeni di Turtle Island abbiano l’opportunità di esprimere il loro contributo unico a una visione del mondo in espansione”.
Artribune ha intervistato Simon Brault, Direttore e CEO del Canada Council for the Arts il quale si è espresso con le seguenti parole: “UNCEDED riflette sul bisogno di riconciliazione del nostro Paese, costringendoci a mettere in discussione la neutralità dei nostri ambienti costruiti e della terra in cui posano. Ci invita a comprendere la storia profonda della terra, il suo legame inestricabile con l’identità e la cultura, e come può sostenerci nel futuro”.
Nell’occasione della Biennale 2018 sarà restaurato il padiglione realizzato, nel 1958, dal gruppo BBPR – Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers. Il progetto di restauro, iniziato nel 2014 e finanziato con 3 milioni di dollari canadesi dalla National Gallery of Canada, sarà realizzato da un terzetto di architetti: il milanese Alberico Barbiano di Belgiojoso, erede diretto di uno dei progettisti, il veneziano Troels Bruun di M+B Studio e il canadese Gordon Filewych.
Freespace, Biennale 2018
Si svolgerà dal 26 maggio al 26 novembre 2018, la Mostra di Architettura della Biennale di Venezia intitolata diretta da Yvonne Farrell e Shelley McNamara, fondatrici dello studio di Dublino Grafton Architects.
“Freespace si concentra sulla capacità dell’architettura di creare spazi liberi e gratuiti per coloro che li usano e sulla capacità di indirizzare i desideri inespressi delle persone (…) Freespace incoraggia a rivedere i modi di pensare, i nuovi modi di vedere il mondo, di inventare soluzioni in cui l’architettura garantisce il benessere e la dignità di ogni cittadino di questo fragile pianeta. Siamo convinte che tutti abbiano il diritto di beneficiare dell’architettura. Il suo ruolo, infatti, è di offrire un riparo ai nostri corpi e di elevare i nostri spiriti.(…) La bella parete di un edificio che costeggia la strada dona piacere ai passanti, anche se non vi entreranno mai. Lo stesso piacere lo offre la vista di una corte attraverso un portale ad arco o un luogo nel quale trovare un punto di sosta per godere di un po’ di ombra o una nicchia che offre riparo dal vento o dalla pioggia”. (Dal Manifesto di Farrell e McNamara).
Montreal ipogea
Montreal ipogea, ideata dal progettista urbano Vincent Ponte negli anni sessanta, ampliata negli anni successivi, è nata per migliorare la vita dei cittadini in inverno, quando il termometro, a volte, raggiunge i 20 gradi sotto zero .
La città ipogea è formata da tunnel multilivello (33 chilometri di gallerie), con: collegamenti verticali, centri commerciali, stazioni della metropolitana, uffici, scuole, alberghi, sale da concerto, dieci stazioni della metropolitana, 1.700 negozi, 200 ristoranti e bar. quaranta teatri e cinema pista di pattinaggio due musei. Ogni giorno è frequentata da 500.000 persone, dal 2004 è chiamata Reso.
Architetto Brigitte Shim
Brigitte Shim (nata l’8 dicembre 1958 a Kingston, Giamaica), architetto e professore presso la facoltà di architettura , fondatrice, nel 1994, con il marito Howard Sutcliffe Shim dello Studio Sutcliffe Architects, con il quale ha vinto dieci Royal Architectural Institute del Canada per eccellenza in architettura.
La loro lunga esperienza, i loro primi lavori tra gli anni ’80 e gli anni anni ’90, specializzati su mobili e design industriale, hanno permesso alla coppia di progettare in modo dettagliato nei particolari costruttivi, testando le proprietà dei materiali. Tra i loro principali lavori ricordiamo: la Laneway House (Toronto, 1993) realizzata con blocchi di calcestruzzo robusti intermezzati con raffinate murature e finestre con telaio in mogano; la Weathering Steel House (Toronto, 2001) riccamente rivestita in corten; la sedia HAB (2004), prodotta da Nienkämper.
L’Audain Art Museum di Vancouver
L’Audain Art Museum progettato da John e Patricia Patkau, David Shone con loro studio di Patkau Architects di Vancouver. “La sensazione è che il museo sia inserito silenziosamente in un vuoto all’interno della foresta”, spiega l’architetto John Patkau. “Sarà recessivo e sobrio nella sua presenza visiva”. Il museo presenta una sezione principale su due livelli, con il primo piano di 1.300 metri quadrati di spazio espositivo e un’ala per mostre temporanee di 557 metri quadrati con un soffitto alto fino a 9 metri. La collezione permanente mostra l’arte della British Columbia, dal tardo XVIII secolo a oggi.
I tempi di realizzazione sono stati:
- 21 settembre – Il produttore e filantropo di Vancouver, Michael Audain,visita Whistler e sceglie un sito su invito di James Moodie.
- 9 dicembre –Michael Audain annuncia di aver stretto un accordo con il Resort Municipality di Whistler (RMOW) per costruire un museo di 2323 metri quadrati, per ospitare una parte della sua collezione d’arte della British Columbia. Più tardi quell’anno fu stabilito che l’Audain Art Museum avrebbe ospitato la collezione d’arte della Columbia Britannica di Audain (Michael and Yoshiko).
- 30 aprile – Michael Audain annuncia che ha deciso di espandere il museo d’arte a 5.203 metri quadrati .
- Agosto – La costruzione inizia sul sito.
- 12 marzo – L’Audain Art Museum è aperto al pubblico.
La Torre degli Alberi di Toronto
La Torre degli Alberi di Toronto chiamata Penda, progettata dall’architetto Stefano Boeri ispirata all’”Habitat 67″ (costruito da Moshe Safdie, in occasione dell’EXPO 1967, la cui tema era l’edilizia residenziale) sarà costruita in CLT. La torre di Toronto rappresenterà l’intero ciclo di utilizzo sostenibile del legno: dai veri alberi su ogni terrazzo dell’edificio ai panelli CLT usati per il rivestimento delle facciate.
Link e Foto:
- http://www.artribune.com/progettazione/architettura/2018/03/biennale-architettura-2018-padiglione-canada/
- https://www.geniuslociarchitettura.it/2018/03/26/donne-in-architettura-brigitte-shim1958-di-carlo-gibiino/
- http://www.artribune.com/professioni-e-professionisti/who-is-who/2017/04/g7-cultura-firenze-intervista-simon-brault-canada/
- http://www.cbc.ca/news/canada/sudbury/indigenous-architects-venice-biennale-1.4487546
- http://www.travelfar.it/la-citta-sotterranea-di-montreal-in-canada/
- https://www.inexhibit.com/it/specials/biennale-di-architettura-di-venezia-2018-freespace-temi-mostre-eventi/
- http://www.enamco.it/2017/08/stefano-boeri-la-torre-degli-alberi-toronto/
- https://audainartmuseum.com/architecture/
- https://www.treehugger.com/green-architecture/tree-covered-timber-tower-proposed-toronto.html
- http://www.evds.ucalgary.ca