Anna Karlin, nata a Londra, laureata a Glasgow nella School of Art nel 2006, vive a New York (con studio nel Lower East Side), ha iniziato lavorando come scenografa nel mondo dell’alta moda e come interior designer nell’hospitality. Oggi ha un suo brand (oggetti, quasi sculture, frutto di esperimenti di forme e materiali), con le seguenti caratteristiche:
- materiali (bronzo, ottone, metallo, vetro, marmo, tessuti, legno);
- ispirazione (la proporzione e …. scacchi, Giappone, vita quotidiana,” mercato di Dover Street”, “qualsiasi luogo”);
- temi trattati nello studio (tutti i media, arte, scenografia, design, grafica, foto, siti web);
- stili (dal vittoriano a Memphis, al moderno, a oggi, gli anni sessanta).
La sua prima collezione era artigianale, dedicata alla casa (sgabelli in ottone dedicati a pezzi di scacchi). Ora, voce del “design indipendente”, Anna Karlin, descrive la sua linea sul suo sito del web come “forme tradizionali rifinite e rettangolate”.

Estratto da una intervista di Archiportale:
(…) Aver dato vita ad un brand, mi consente di avere una struttura dentro la quale poter sognare. Ho creato uno spazio nel quale, se voglio provare, fare o esplorare qualcosa, posso farlo. È davvero speciale, una cosa che amo e rispetto profondamente. (…)
Estratto da una intervista di Whistles:
Ha influenzato New York il tuo stile personale?
No, non lo credo. I londinesi sono più sperimentali e meno guidati delle marche (…). I newyorkesi sono poco più conservatori e preppy. (…)
Il tuo lavoro è così vario. C’è un mezzo che vuoi provare a lavorare?
Non mi importa se qualcosa è un tessile, un gioiello o una sedia. (…) Le idee vengono e se ho i soldi per il prototipo lo eseguo e se non li ho, attendo finché non potrò farlo. Il mio prossimo progetto è la raccolta di capsule di gioielli, tre anelli, con zaffiri e smeraldi. (…)
Hai un progetto da sogno?
Mi piacerebbe lavorare per un grande tour nello stadio, per una pop star. Tutto dal merch al set design, al sito web, l’intera esperienza. Ho visto il giro di Elton John, che David La Chapelle ha progettato ed è stato molto divertente. (…)
Estratto da una intervista di AD:
(…) Lo studio è diventato questa incredibile bolla dove possiamo produrre ciò che vogliamo quando vogliamo”, dice. “Non c’è una cosa che non sappiamo fare. Se voglio fare gioielli, posso. Sappiamo come. Abbiamo le capacità per produrlo. Abbiamo la volontà di vederlo”. Quando saranno lanciate le nuove collezioni? “Quando sono pronte”. E questo è un concetto che non sentirai mai in un ufficio. (…)
Eclettica, ha semplificato la sua tavolozza di materiale in legno di cenere, ottone, ceramica e vetro, per realizzare oggetti diversissimi (eseguiti da artigiani locali), che avessero una relazione tra loro all’interno di uno spazio, arrivando, così, ad una armonia visiva.
Uno dei più famosi pezzi è il Beauty Bar, un tavolino rotondo chiuso, che si apre e diventa, aprendo le sue porte e spalancando la sua parte superiore, un mobile con undici cassetti e tre specchi.
Estratto da una intervista di Cool Hunting:
La mia prima domanda, per me stessa è diventata: “Lo voglio in casa mia?”. E se non l’avessi voluto in casa mia, allora perché lo faccio?
LINK E FOTO:
- http://www.archiportale.com/news/2017/06/product-design-news/una-londinese-a-new-york
- http://www.whistles.com/inspiration/whistles-women-anna-karlin.html
- http://www.architecturaldigest.com/story/anna-karlin-furniture-designer-profile
- http://annakarlin.com/
- http://www.architecturaldigest.com/story/anna-karlin-design-studio-visit
- http://www.coolhunting.com/design/anna-karlin